A 58 anni dal martirio di Patrice Lumumba, leader dell’indipendismo anticoloniale

I dettagli agghiaccianti dell’assassinio di Patrice Lumumba e di come venne sciolto nell’acido

Ismail Akwei*

 

 

 

L’arresto del Primo Ministro Lumumba

Dal 17 gennaio 1961, nessuno ancora è stato ritenuto responsabile per il brutale omicidio del leader indipendentista e Primo ministro del Congo Patrice Lumumba, assassinato assieme a due suoi ministri, Joseph Okito e Maurice Mpolo. Tuttavia, tutto indica dei mandanti internazionali che sancirono l’eliminazione di uno dei politici più coraggiosi e un eroe indipendentista dell’Africa, che si oppose ai colonizzatori. Guidò la Repubblica Democratica del Congo all’indipendenza del 30 giugno 1960, dopo che il Paese era passato da re Leopoldo II, che ne aveva preso il controllo come sua proprietà privata nel 1880, a colonia del Belgio nel 1908.

Lumumba fu ispirato dal movimento per l’indipendenza dell’Africa dopo aver partecipato alla “Conferenza Pan-Africana Dei Popoli”  in Ghana nel 1958. Questo lo spronò ad organizzare manifestazioni nazionaliste nel proprio Paese provocando proteste con vittime, che lo portarono in carcere, dal quale fu successivamente rilasciato per negoziare l’indipendenza del Congo.

L’indipendenza arrivò con molti problemi tra cui le divisioni politiche e un Belgio scontento, guidato da re Baldovino che non disse una parola durante la cerimonia d’indipendenza, per poi elogiare il suo brutale predecessore Leopoldo II. “Non compromettete il futuro con riforme affrettate e non sostituite le strutture che il Belgio vi consegna finché non sarete sicuri di poter fare meglio. Non abbiate paura di venire da noi. Resteremo al vostro fianco e vi daremo consigli”, disse. Un Lumumba piuttosto indignato pronunciò un discorso duro, denunciando “la schiavitù umiliante impostaci con la forza”. Ciò acuì il disinteresse del Belgio per Lumumba il cui governo era già osteggiato dal rivale politico e presidente Joseph Kasavubu. Solo tre mesi nel Congo nuovo e indipendente, i soldati si ammutinarono contro i comandanti belgi che si rifiutarono di andarsene e alcune regioni, tra cui il ricco Katanga e il Kasai meridionale, si ribellarono al governo centrale separandosi col sostegno delle truppe belghe inviate a proteggere i loro interessi. Il governo congolese chiese l’aiuto delle Nazioni Unite e una risoluzione fu approvata dal Consiglio di sicurezza per chiedere al Belgio di ritirare le sue truppe. Le forze di pace delle Nazioni Unite furono inviate in Congo per ripristinare l’ordine e “usando la forza in ultima istanza” per proteggere il Paese. Tuttavia, il Belgio non se ne andò e il segretario generale delle Nazioni Unite Dag Hammarskjöld non riuscì a fornire al governo congolese l’aiuto militare come richiesto da Lumumba e sancito dal Consiglio di sicurezza. Ignorò anche l’appello del primo ministro ad inviare truppe nel Katanga, ma scelse piuttosto di negoziare col capo secessionista Moise Tshombe. Hammarskjöld morì in un incidente aereo durante il viaggio da Tshombe nel settembre 1961, aggiudicandosi un premio Nobel per la pace postumo. Nel frattempo, il Paese era in subbuglio e Lumumba non ottenne alcun aiuto dall’occidente e dalle Nazioni Unite. Invitò l’Unione Sovietica ad inviare armi e “consiglieri tecnici” irritando gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti erano un forte alleato del Belgio e partecipavano allo sfruttamento dell’uranio del Congo. Si sospetta che pianificarono l’assassinio come rivelato da una fonte del libro Death in the Congo di Emmanuel Gerard, pubblicato nel 2015.

La partenza per il Katanga

 

 

 

 

Fu detto che il presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower aveva dato l’ordine senza alcuna discussione. Lawrence Devlin, capo della sezione della CIA in Congo all’epoca, dichiarò alla BBC nel 2000 che un piano della CIA per avvelenare Lumumba non fu mai portato a termine. A settembre, il presidente congolese Kasavubu licenziò Lumumba da primo ministro dopo aver ricevuto un telegramma dal primo ministro belga Gaston Eyskens. Lumumba dichiarò deposto Kasavubu. Questo inaugurò l’ascesa del capo dell’esercito, colonnello Mobutu Sese Seko, che pose Lumumba agli arresti domiciliari, sorvegliato dalle sue truppe e dalle truppe delle Nazioni Unite. Lumumba fuggì a fine novembre con la moglie e il figlio nascosti nel retro di un’auto che lasciava la residenza. Si diressero verso est, dove aveva seguaci leali a Kisangani (poi Stanleyville), incitò gli abitanti del villaggio e la sera del 2 dicembre, mentre aspettavano un traghetto per attraversare il fiume Sankuru, apparvero le forze di Mobutu. Fu catturato e un altro appello alle Nazioni Unite per salvarlo cadde nel vuoto. Fu portato a Léopoldville (ora Kinshasa), dove fu umiliato in pubblico alla presenza di giornalisti, funzionari delle Nazioni Unite e della moglie Pauline. Mobutu ne ordinò la detenzione nella prigione militare a Thysville, a cento miglia da Léopoldville. Per sei settimane, Lumumba fu tenuto in cella dove scrisse lettere alle Nazioni Unite per chiedere aiuto e alla moglie di calmarsi. Mentre i discorsi di Lumumba dalla prigione creavano confusione, il ministro per gli affari africani belga Harold d’Aspremont Lynden fece pressioni sul governo per allontanarlo da Thysville, dove poteva essere liberato dai suoi sostenitori. In seguito Lynden insistette affinché Lumumba venisse trasferito nel Katanga nonostante una discussione del parlamento belga contro la decisione che porterà alla sua morte, citata dal sociologo e storico belga Ludo De Witte, che pubblicò i sanguinosi dettagli della morte di Lumumba in un libro del 1999.

L’ultima immagine di Patrice Lumumba

 

 

 

 

Lumumba e due suoi ex-ministri furono trasportati in aereo nel Katanga il 17 gennaio mentre venivano picchiati così duramente che il pilota avvertì che tali violenze minacciavano il volo, dice De Witte. Arrivarono all’aeroporto di Elizabethville (ora Lubumbashi) e furono presi in custodia dalla polizia e dai militari katangeshi sotto la supervisione delle forze belghe. Furono condotti in una villa coloniale di proprietà di un ricco belga, Villa Brouwe, e le percosse continuarono sia da parte dei soldati congolesi che di quelli belgi. Quella sera, erano semi-coscienti e furono visitati dai ministri del governo katangese e dallo stesso Tshombe. Più tardi verso le dieci, fu deciso il loro destino e furono trascinati da Villa Brouwe in un cespuglio vicino dove li aspettava un plotone d’esecuzione. L’esecuzione era comandata dal capitano belga Julien Gat e dal commissario di polizia belga Frans Verschurre, che aveva il comando generale, rivela De Witte nel libro basato su documenti scoperti negli archivi belgi. Furono fucilati separati davanti un grande albero mentre il presidente Tshombe e due dei suoi ministri guardavano. I corpi furono rapidamente gettati in tombe poco profonde. Per nascondere il crimine, la mattina successiva, 18 gennaio, il ministro dell’Interno Godfried Munongo chiamò un ex-poliziotto belga, Gerard Soete, nel suo ufficio e ordinò che i corpi scomparissero. “Li distrugga, li faccia scomparire. Come fa, non m’interessa. Tutto ciò che voglio è che scompaiano. Una volta fatto, nessuno ne parlerà. Finito”, Soete ricordò gli ordini di Munongo.

Soete disse che lui e un aiutante riesumarono i cadaveri, “li fecero a pezzi e li misero nell’acido. Di acido, ne avevamo due flaconi, grandi bottiglie, ma non bastava, così abbiamo bruciato quello che potevamo con le bottiglie. Per il resto so che il mio aiutante fece un falò e li mise dentro, e distruggemmo tutto. Restammo due giorni. Facemmo cose che un animale non avrebbe fatto. Ed è per questo che eravamo ubriachi, ubriachi fradici. Non avremmo potuto fare cose del genere. Taglia tu, no tu, no tu. Nessuno potrebbe dirlo ora, oggi, è lì, è successo. È impossibile, non si può”. Soete veniva citato in un documentario della BBC, Who Killed Lumumba?, trasmesso nel 2000 sulla base dei resoconti tratti dal libro di De Witte.

Proprio come previsto, la morte di Lumumba fu annunciata un mese dopo, il 13 febbraio 1961. Il ministro degli Interni Munongo annunciò che i tre prigionieri uccisero le loro guardie e fuggirono con  un’auto prima di essere riconosciuti dagli abitanti del villaggio, i quali li avrebbero picchiati a morte. La verità fu nascosta nonostante le proteste internazionali alle ambasciate belghe fino al 1999, quando il libro di Ludo De Witte intitolato “The Assassination of Lumumba” presentò le prove tratte da documenti a lungo nascosti negli archivi ufficiali e da interviste a testimoni. Il parlamento belga istituì una commissione d’inchiesta tre mesi dopo la pubblicazione del libro per determinare le circostanze dell’assassinio di Patrice Lumumba e stabilire se il governo belga vi fosse coinvolto. Il rapporto fu presentato dopo 18 mesi di indagini nel 2002 e poi pubblicato come libro nel 2004. Concludeva che il Belgio aveva una responsabilità morale nell’assassinio di Lumumba e che “agì su pressione del pubblico belga, che aveva sentito per giorni delle violenze ai cittadini belgi in Congo”. Disse che c’erano piani per uccidere Lumumba e il governo belga mostrò scarso rispetto per lo status sovrano del governo congolese. La commissione confermò che fondi segreti (circa 8 milioni di dollari di oggi) furono utilizzati per finanziare le attività contro il governo Lumumba dal Ministero degli Affari Africani, riporta il Brussels Times. Tuttavia, affermò che l’esecuzione fu eseguita dalle autorità kantangesi alla presenza dei funzionari belgi e non vi erano prove per dimostrare che il Belgio partecipò alla decisione di uccidere Lumumba. Il governo belga ammise di aver avuto “responsabilità innegabili negli eventi che portarono alla morte di Lumumba” ma non si assunse la piena responsabilità e aggiunse un perdono pubblico per i belgi coinvolti nell’assassinio di Lumumba. Il ministro degli Esteri Louis Michel dichiarò: “Il governo ritiene di dover estendere alla famiglia di Patrice Lumumba … e al popolo congolese, il suo profondo e sincero dispiacere e le scuse per il dolore inflittogli”. Questo fu prima accettato dal figlio di Lumumba, Francois Lumumba, che in seguito intentò causa contro il Belgio per aver nascosto il proprio ruolo nell’assassinio di suo padre.
Nel gennaio 2016 fu riferito che un dente di Lumumba fu confiscato nell’ex-casa del poliziotto Gerard Soete, morto nel giugno 2000 durante l’inchiesta parlamentare. In un suo racconto del 1978, il belga che contribuì a sciogliere il corpo di Lumumba nell’acido descrisse di aver preso due denti, due dita e i proiettili nel corpo, riferisce Brussels Times. In seguito dichiarò che li aveva gettati in mare.

Traduzione di THE THINGS CHANGE

https://face2faceafrica.com/article/the-chilling-details-of-patrice-lumumbas-assassination-and-how-he-was-dissolved-in-acid

*Ismail Akwei è responsabile di “face2face Africa”. È un giornalista esperto di geopolitica, difensore dei diritti umani, pan-africanista, appassionato di tecnologia e amante dell’arte e della cultura.