Il “colpo di Stato russo” in Bielorussia è stato architettato dall’Ucraina

da Moon of Alabama*

A metà giugno abbiamo riferito che gli Stati Uniti stavano preparando una “rivoluzione colorata” in Bielorussia. Oggi è stata rivelata una parte di quell’operazione. È stata progettata per denigrare la Russia agli occhi della popolazione bielorussa e del suo presidente.

Negli ultimi anni il presidente Aleksandr G. Lukashenko ha cercato di prendere le distanze dalla Russia e di ottenere alcuni benefici dall’Occidente:

Ma avvicinarsi all’“Occidente” ha anche un prezzo. Un ambasciatore statunitense in città significa che i complotti per il cambio di regime non sono mai lontani. L’improvvisa attenzione che la Bielorussia riceve ora dalle organizzazioni controllate dagli Stati Uniti è un segnale sicuro che ce n’è una in corso.

Il 9 agosto in Bielorussia si terranno le elezioni presidenziali. Lukashenko farà del suo meglio per vincere ancora.

Le rivoluzioni colorate vengono solitamente lanciate in occasione di elezioni controverse. I risultati vengono messi pubblicamente in dubbio anche prima dell’inizio delle elezioni. Quando finalmente arriveranno i risultati, i media occidentali affermeranno che divergono dalle aspettative che hanno creato, e quindi devono essere stati falsificati. Le persone saranno spinte nelle strade per protestare. Per aumentare il caos alcuni tiratori scelti potrebbero essere messi al lavoro per sparare contro la polizia e contro i manifestanti com’è stato fatto in Ucraina. La rivolta finisce quando viene sedata, o quando il candidato preferito dagli Stati Uniti viene messo al potere.

L’anno scorso il National Endowment for Democracy statunitense ha  finanziato almeno 34 progetti e organizzazioni in Bielorussia. Gli Stati Uniti non lo fanno per beneficenza, ma per mettere il dito sulla bilancia.

Gli Stati Uniti sembrano avere almeno due candidati in gara…

Entrambi i candidati sono stati poi rimossi da Lukashenko. Ma Svetlana G. Tikhanovskaya, la moglie di uno dei candidati arrestati, è ora presentata sul New York Times come la grande nuova speranza:

In passato, il signor Lukashenko, che comanda un apparato di sicurezza ampio e spesso brutale, non è mai stato timido nel dimostrare di poter reprimere qualsiasi dissenso. Ma questa volta sembra messo alle strette, con le manifestazioni dell’opposizione a Minsk e nelle città più piccole che attirano fino a decine di migliaia di persone.

Giovedì, migliaia di persone si sono recate nel giardino pubblico Kiev a Minsk per sostenere Svetlana G. Tikhanovskaya, una candidata la cui piattaforma consiste in un solo punto: sbarazzarsi del signor Lukashenko. La gente ha esultato, applaudito e gridato al presidente: “Vattene!”

“La gente ha semplicemente perso la pazienza”, ha detto Nikita, 27 anni, che si è rifiutato di dare il suo cognome, citando il timore di ripercussioni sul suo lavoro, un’impresa gestita dallo stato.

Come parte dello schema della “rivoluzione colorata”, gli Stati Uniti hanno introdotto nel gioco anche un elemento anti-russo.

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DÍAZ-CANEL: VOI RAPPRESENTATE LA VITTORIA DELLA VITA SULLA MORTE

Parole pronunciate da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Presidente della Repubblica di Cuba, all’accoglienza a distanza dei medici della brigata Henry Reeve che si trovavano a Crema, in Italia, al loro arrivo all’aeroporto José Martí, l’8 giugno 2020, “Anno 62 della Rivoluzione”.
(Versioni stenografiche – Presidenza della Repubblica)

Cari compatrioti: benvenuti in Patria!

Solo pochi minuti fa è terminata la riunione in programma oggi nel Gruppo Temporaneo di Lavoro che ha indirizzato le azioni per affrontare la pandemia, e e siamo rimasti qui un gruppo di compagni per partecipare a questa accoglienza a distanza, che faremo in modo più intimo quando voi avrete superato la quarantena. Inoltre, non abbiamo voluto violare tutti i protocolli che il Paese ha stabilito per evitare la trasmissione di questa pandemia.

Sono con noi il Primo Ministro Marrero, il Vice Presidente della Repubblica Salvador, il Vice Primo Ministro Morales; i Ministri della Sanità e del Commercio Estero, Portal e Malmierca, rispettivamente; il compagno Amado, segretario del Consiglio dei Ministri, e la dottoressa Tania Margarita.
A nome del Generale dell’Esercito, a nome del nostro Partito, del nostro Governo e del nostro popolo, vi diamo il benvenuto a casa.

Il vostro ritorno ci riempie di profonda gioia, perché ritornate sano e con la più umanitaria e nobile delle missioni compiuta: salvare vite.
Dopo più di due mesi di intenso e rischioso lavoro, niente ci piacerebbe di più che abbracciarvi, uno per uno, per ringraziarvi per la vostra eroica missione; ma oggi possiamo solo provare a toccarvi il cuore con le parole e dirvi dal profondo delle nostre emozioni: Grazie! Ci incontreremo di nuovo in un’altra accoglienza con maggiore vicinanza.

Avete davanti a voi sacrifici ancora più duri da affrontare: come altre due settimane di isolamento e continuando a rimandare l’incontro con i vostri cari.
Spero che in tutto questo tempo voi abbiate sentito l’ammirazione, l’affetto e l’orgoglio che esprime ogni applauso che il nostro popolo ha fatto per voi.
Voi rappresentate la vittoria della vita sulla morte, della solidarietà sull’egoismo, dell’ideale socialista sul mito del mercato. Con il vostro nobile gesto nobile e la vostra coraggiosa disponobilità a sfidare la morte per salvare vite umane, avete mostrato al mondo una verità che i nemici di Cuba hanno cercato di mettere a tacere o travisare: la forza della medicina cubana!

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Bye, bye…

Arriveranno le derrate alimentari dalla California e dalle ex (?) colonie. Fish & chips tornerà ad essere il retrogusto quotidiano. Nessuno piange per la partenza dei britannici, in continente. Piangeranno loro per essersi legati  con il cappio al collo, ad un trattato di libero scambio con la potenza inesorabilmente in caduta libera.

Certo, l’impero anglofono senza la Gran Bretagna non avrebbe avuto la possibilità di continuare ad esistere, ma rendere chiaro al mondo che contro l’iceberg, sul Titanic si é orgogliosi di esserci, é come insistere nella guida dei veicoli a sinistra o nella misura in feets, pounds, ecc.

Insomma il resto del mondo relegherà a breve l’eccezzionalismo a miti consigli, e di seguito arriverà il tramonto dell’ultimo degli imperi. Il 50% dei Beatles è ormai morto, anche Lindsey Kemp o peggio, Joe Strummer ci hanno lasciato.

Potremmo tutti, in Europa, abituarci a fare a meno di voi. Inizieremo con il tempo a comunicare con un’altra lingua e non più con la vostra.

Bye, bye. Aaaanzi,  привет, привет…

Lito

Prima pubblicazione 1 febbraio 2020

Cuba. Cento anni dopo la nascita di Celia Sánchez Manduley, clandestina, guerrigliera e rivoluzionaria integrale

Un ricordo in occasione dei 100 anni dalla nascita e un breve video che le rende omaggio

Grazie, Celia

di María Torrellas

Cento anni fa, il 9 maggio 1920, Celia Sánchez Manduley era nata a Media Luna, Cuba. Celia era un membro del Movimento del 26 luglio e organizzò, insieme a Frank País, la rete clandestina di contadini che era vitale per la sopravvivenza della guerriglia guidata da Fidel Castro. Successivamente andò nella Sierra Maestra e insieme a Fidel formò il battaglione femminile “Mariana Grajales”. Nella Sierra, era una combattente rivoluzionaria, responsabile dell’approvvigionamento e di tutte le persone che avevano subito repressione, persecuzione e morte. Ha seguito e organizzato  ragazzi e ragazze, rimasti orfani. Combattente integrale con i suoi compagni, Vilma, Haydée e Teté Puebla, tra gli altri. Ha assunto molti compiti importanti dopo la vittoria della Rivoluzione: i luoghi turistici, i parchi, i luoghi di svago e di bellezza naturale, sono stati istituiti da sue idee. Si prese ferventemente cura degli orfani della guerra rivoluzionaria e non fece distinzione tra l’infanzia che discendeva dai guerriglieri o dai militari di Batista. Grazie a Celia c’è l’archivio più dettagliato di tutto ciò che è accaduto in tempi di guerriglia e nella Rivoluzione.

Tratto dal ricordo di Resumen Latinoamericano – Argentina

https://www.resumenlatinoamericano.org/

Forse usare un titolo come “Climaterio” è troppo forte…

Riproponiamo un nostro pezzo del 30 settembre scorso: profetico!!!

I fotogenici genitori di Pippi Calzelunghe 2.0. 

Greta Thunberg -16 anni- e la sua amica diciassettenne americana Jamie Margolin, vengono entrambe considerate “consulenti speciali e fiduciari” della ONG svedese We Don’t Have Time (Non abbiamo più tempo-ndr.), fondata dal suo Amministratore Delegato, Ingmar Rentzhog.

Rentzhog è un leader del Climate Reality Project di Al Gore e fa parte della task force per la politica climatica europea. Era stato preparato nel marzo 2017 da Al Gore a Denver e, di nuovo, nel giugno 2018 a Berlino. Il Climate Reality Project di Al Gore è un partner attivo di We Don’t Have Time.

Albert Arnold “Al” Gore, Jr., è un politico statunitense che si propone da sempre come ambientalista. È stato il 45º Vicepresidente degli Stati Uniti d’America durante la presidenza di Bill Clinton. Nel 2006 ha prodotto -sotto mentite spoglie- il film “Una scomoda verità” (An Inconvenient Truth) che ha vinto l’Oscar come miglior documentario. La Paramount Pictures che lo ha distribuito è una major cinematografica nota per essere molto in linea con certe esigenze del colonialismo culturale d’esportazione. Il protagonista della pellicola era lo stesso Al Gore, ripreso in dibattiti e conferenze, alcune delle quali molto probabilmente ricostruite per esigenze d’immagine.

Greta Thunberg fa parte quindi di una rete strettamente collegata all’organizzazione di Al Gore e pare sfruttata commercialmente in modo cinico e professionale. Le è stata creata un’immagine precisa tanto da poter guidare le proteste e le esternazioni utili ad altri ben più forti poteri. Come abbiamo visto viene utilizzata da agenzie con degli interessi finanziari dietro le quinte, pronte a sfruttare l’attuale agenda sul clima.

Il Principe Carlo d’Inghilterra, (il cui padre Principe Filippo, marito della Regina Elisabetta II, fu tra i fondatori del WWF e ne è l’attuale presidente-ndr.), futuro monarca del Regno Unito e i circoli finanziari della Banca d’Inghilterra e della City londinese hanno promosso “strumenti finanziari verdi,” sopratutto Green Bonds, allo scopo di reindirizzare i piani pensionistici e i fondi comuni di investimento verso progetti verdi. Un attore chiave nel collegamento delle istituzioni finanziarie mondiali con l’agenda verde è Mark Carney, capo uscente della Banca d’Inghilterra. Nel dicembre 2015, il Financial Stability Board (FSB) della Bank for International Settlements (BIS), presieduto all’epoca da Carney, aveva creato un gruppo di studio sulla divulgazione finanziaria legata al clima, la Task Force on Climate-related Financial Disclosure (TCFD), allo scopo di consigliare “gli investitori, i finanziatori e le compagnie assicurative sui rischi legati al clima.” Questo era certamente un obiettivo assai strano per i banchieri centrali del mondo.

In qualità di ricercatrice e di attivista climatica, la canadese Cory Morningstar ha documentato, in una serie di eccellenti post, come la giovane Greta stia lavorando in una rete ben consolidata e collegata all’investitore del clima statunitense, nonché ricchissimo profittatore climatico, Al Gore, presidente del gruppo Generation Investment. Il partner di Gore, l’ex funzionario di Goldman Sachs, David Blood, è un membro del TCFD creato dalla BIS.

Sapendo chi è annidato dietro ai genitori di Pippi 2.0 –visto che in Svezia la maggiore età si raggiunge a 18 anni e lei ne ha 16– scendereste in piazza per dare una mano all’agenda di Soros, della Goldman Sachs, della BIS, della TCFD e di Al Gore?

Lito

Articolo di riferimento “Climate and the Money Trail” (Il clima e la pista dei soldi) di F. William Engdahl, da New Eastern Outlook – USA (https://journal-neo.org/)

La “trasparenza” di Guaidó

Le dichiarazioni di Humberto Calderón Berti, un altro personaggio “improbabile” legato all’impostore Juan Guaidó, che se ne era venuto fuori – o gli era stato suggerito da Washington o Miami – di definirsi “presidente ad interim” del Venezuela 

Berti faceva parte del fallito spettacolo mediatico con assetti interventisti creati sotto una sceneggiatura dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti il ​​23 febbraio, quando un presunto “aiuto umanitario” tentò di attraversare il confine colombiano-venezuelano, nella regione di Cucuta, dove, tra i pagliacci presenti, c’erano alte cariche del governo degli Stati Uniti.

Guaidó, spinto e finanziato dai suoi “produttori”, nominò Calderón Berti come “ambasciatore” in Colombia. Doveva essere un uomo di sua comprovata fiducia a causa dell’importanza che la nazione vicina ha per l’avversario venezuelano.
Ricordiamo che Guaidó ha attraversato il confine sotto la protezione degli inviati del presidente Iván Duque, che ha usato il gruppo narco-terrorista “Los rastrojos”, personaggi con cui sono state scattate foto, in modo che non vi siano dubbi sul fatto che si stesse cucinando tutto con la stessa salsa.

Ora si scopre che Guaidó ha informato il suo “ambasciatore” in Colombia di essere stato licenziato. Il licenziamento. Questo è bastato a Calderón Berti per accusare le “persone dell’ambiente” del leader dell’opposizione di irregolarità nella gestione dei fondi destinati alla fallita operazione per l’ingresso di aiuti umanitari in Venezuela.
E poiché le bugie hanno sempre le gambe corte, ha detto che gli amici intimi di Guaidó gestivano fondi la cui origine e destinazione non aveva mai conosciuto, e che il personale della sua “ambasciata” ha rilevato casi di “doppia fatturazione”.
C’è stata una cattiva gestione delle cose e ho dovuto prestare attenzione“, ha sottolineato l’ormai trasformato da “ambasciatore” in “accusatore”.
E c’è di più: “Le autorità colombiane mi hanno dato l’allerta e mi hanno mostrato documenti che parlavano di prostitute e liquori“, ha detto.
Alla domanda sul suo rapporto con Guaidó, Calderón ha risposto che “da mesi non esiste”.
Il cosiddetto “ambiente del leader dell’opposizione” è così sporco che, in seguito alla denuncia di Calderón Berti, ha semplicemente ripetuto in una dichiarazione che “il governo ad interim ribadisce il suo impegno per la libertà del Venezuela, l’alleanza con nostra sorella Repubblica di Colombia e la trasparenza della nostra gestione».
La cosa più interessante di quanto sopra è l’ultima frase: «… trasparenza della nostra gestione». Qualcuno ne potrebbe dubitare dopo queste lamentele al bugiardo Juan Guaidó?

Adesso, si deve cercare un nuovo “ambasciatore” – o diciamo meglio – un nuovo impostore, perché il posto vacante è in un paese molto importante e prima di un governo alleato, impegnato a destabilizzare piani orientati e finanziati dagli Stati Uniti.

Fonte: Granma – Cuba

http://www.granma.cu/mundo/2019-12-01/la-transparencia-de-guaido-01-12-2019-21-12-08

Colombia: il neoliberismo di Duque contestato massicciamente

Un milione di voci contro Duque, il neoliberismo e i massacri in Colombia

Piazza Bolivar a Bogotà durante la manifestazione contro le politiche del governo Duque

di Camilo Rengifo Marín*

Centinaia di migliaia di colombiane e colombiani hanno messo in scena giovedì 21 novembre in tutto il paese, un clamoroso sciopero nazionale in ripudio delle politiche economiche, sociali e di sicurezza del presidente ultraconservatore Iván Duque, indebolito e disapprovato dal 69% della cittadinanza dopo 15 mesi al potere.

Le massicce marce (stimate un milione di persone) sono state guidate in tutto il paese da sindacati, studenti, pensionati, indigeni, artisti, afro-discendenti, ambientalisti e partiti dell’opposizione. Il movimento operaio ha mostrato il suo rifiuto delle riforme per rendere il mercato del lavoro più flessibile e cambiare il sistema pensionistico, i nativi hanno chiesto protezione dopo l’omicidio di 134 leader sociali e indigeni da quando Duque è entrato in carica e gli studenti hanno chiesto, ancora una volta, più risorse per l’educazione pubblica.

La tensione sociale è cresciuta con le incursioni “preventive” alla ricerca di “materiale terroristico” nei media e nei gruppi di cittadini e contadini e con il rafforzamento della presenza dei militari nelle strade, mentre i confini con Venezuela, Brasile ed Ecuador sono stati chiusi da mezzanotte di martedì.

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Bolivia, il golpista Kaliman fugge negli USA con un milione di dollari

 

Williams Kaliman e l’autoproclamata presidente boliviana Janine Áñez

Il generale golpista che chiese le dimissioni del Presidente Evo Morales, Williams Kaliman, è fuggito negli Stati Uniti con un milione di dollari dato dall’incaricato d’affari dell’ambasciata yankee in Bolivia. Appena 72 ore dopo il colpo di stato, Williams Kaliman se andava negli Stati Uniti senza sapere esattamente quale stato l’avrebbe nascosto dopo aver preso un milione di dollari. Bruce Williamson,  dell’ambasciata degli Stati Uniti a La Paz aveva consegnato un milione di dollari a ciascun capo militare e cinquecentomila a ciascun capo della polizia. Tra l’ammutinamento della polizia che permise il caos vendicativo contro i socialisti e gli indigeni e l’inazione dell’esercito, fu attuato il colpo di stato. Bruce Williamson avrebbe contattato e coordinato tutto da mesi facendo base nella provincia argentina di Jujuy sotto la protezione del governatore locale Gerardo Morales, uno dei più vicini al presidente Mauricio Macri. Kaliman fu immediatamente sostituito dall’autoproclamata presidentessa Janine Áñez e insieme agli altri capi militari se ne andava negli Stati Uniti per proteggersi da qualsiasi indagine della comunità locale e internazionale.

Fonte: Resumen Latinoamericano – Argentina

http://www.resumenlatinoamericano.org/

 

La folla arrabbiata protesta contro il colpo di stato della Bolivia alle Trump Towers di New York

New York l’altro ieri sera con la manifestazione anti-imperialista per la Bolivia

Meno di 24 ore dopo che una cabala razzista e neoliberista aveva espulso il presidente boliviano indigeno, socialista e democraticamente eletto, Evo Morales, diverse centinaia di persone hanno marciato per protesta a New York City. La manifestazione dell’11 novembre, convocata da “Lotta per il socialismo / La Lucha por el Socialismo“, ha condannato il colpo di stato di destra e si è dimostrata solidale con la classe lavoratrice boliviana e la popolazione indigena.

Scandendo “Evo Si, Golpe No!”, “El Pueblo Unido, Jamás Será Vencido!” E “Yankee Empire fuori dall’America Latina”, hanno marciato dall’ufficio del Consolato Boliviano verso le Trump Towers. Sebbene la polizia non consentisse l’accesso alla parte anteriore delle Trump Towers, la manifestazione ha fatto sentire la sua voce forte e chiara in una concentrazione a pochi isolati di distanza. Tra i relatori che hanno parlato alla folla, c’era Joe Mendoza, un membro boliviano-americano del “Partito per il Socialismo e la Liberazione“, che ha sostenuto la libertà della Bolivia dal colonialismo nordamericano e ha tracciato l’importante legame tra l’intervento coloniale e lo sfruttamento capitalista sia in patria che all’estero.

Un oratore filippino-americano di “Bayan-USA” ha collegato le lezioni che i militanti filippini hanno imparato nella loro lotta per la liberazione con la lotta in corso in Bolivia. La presenza degli attivisti di altre organizzazioni in solidarietà con la Bolivia ha attirato l’attenzione sull’interconnessione di ogni lotta contro l’imperialismo.

Quello che è stato fatto è appunto attirare l’attenzione; mentre un lato della strada era pieno di manifestanti, l’altra metà vedeva curiosi che si interessavano all’evento. Sebbene la manifestazione abbia avuto luogo in uno dei quartieri degli affari più ricchi della città, i manifestanti si sono collegati con molti lavoratori che partono alla fine della giornata o quelli che iniziano i turni serali e notturni.

Fonte: Liberation News – USA

https://www.liberationnews.org/

Controllo finale in Argentina: Alberto Fernández ha vinto con il 48,24 percento

Il ministro degli Interni, Rogelio Frigerio, ha annunciato i risultati finali e ha osservato che “c’è stata una coincidenza quasi totale con i risultati del controllo provvisorio”. I voti per Fernández furono 12.942.183, mentre Macri rimase con 10.805.634

Dieci giorni dopo le elezioni generali del 27 ottobre, i risultati del controllo finale erano noti e il candidato del Frente de Todos (FdT), Alberto Fernández è già, formalmente, il presidente eletto con il 48,24 per cento dei voti . A  otto punti c’era Mauricio Macri con il  40,28  percento. In questo modo Fernández ha ricevuto 12.942.183 voti e Macri 10.805.634. Questi numeri sono gli unici che hanno valore legale e sono responsabili della giustizia elettorale nazionale.

Il ministro degli Interni, Rogelio Frigerio, ha osservato che  “vi è stata una coincidenza quasi totale con i risultati del controllo provvisorio”. Lo ha fatto  in una conferenza stampa accompagnata dal segretario per gli affari politici e istituzionali, Adrián Pérez. Inoltre, il funzionario ha insistito nuovamente sul fatto che i risultati fossero “i più veloci che fossero conosciuti nella storia della democrazia” e che fosse il conteggio “più accurato e più economico”.

Su una presunta “frode” durante il conteggio dei voti, il capo del portfolio Interior ha dichiarato che “la trasparenza è stata garantita dalla partecipazione dei pubblici ministeri di tutti gli esperti di computer dei vari partiti politici”. “Avevamo bisogno di un’elezione come questa per lasciare dubbi sulla trasparenza delle elezioni e sul risultato provvisorio”, ha detto Frigerio . Per quanto riguarda le denunce presentate dal FdT, ha affermato che “sono totalmente fuori posto nel momento in cui il controllo provvisorio è lo stesso di quello provvisorio”.

Il conteggio finale viene effettuato in modo decentralizzato poiché è responsabile delle commissioni elettorali in ciascuno dei 24 distretti , a differenza di quello provvisorio che è definito alla fine della giornata elettorale ed è stato effettuato presso l’ufficio postale di Barracas. In questo caso vengono definite le sfide, i dubbi o le irregolarità che sono stati presentati nelle scuole. Inoltre, vengono presi in considerazione i voti dei cittadini residenti all’estero, quelli privati ​​della loro libertà e le forze di sicurezza interessate dal comando elettorale.

Fonte: Pagina 12 – Argentina

https://www.pagina12.com.ar/229490-escrutinio-definitivo-alberto-fernandez-gano-con-el-48-24-po?utm_source=gravitec&utm_medium=push&utm_campaign=Ultimo