Cuba dallo spazio. Foto: NASremRe
di Rosa Miriam Elizalde*
“Obsesión criminal” è un noto film horror e la fase in cui è ferma l’amministrazione Trump riguardo a Cuba. (Il film, rinomato nelle americhe e in alcune nazioni europee, ebbe una trascurabile edizione italiana con il titolo di Exposure-ndt.). Il governo degli Stati Uniti ha nuovamente colpito il popolo cubano sanzionando la compagnia finanziaria e assicurativa American International Service (AIS), che esegue le rimesse nell’isola. Con queste carte di debito, i familiari degli emigranti e dei lavoratori che gestiscono piccole attività private possono effettuare pagamenti in negozi, distributori di benzina e altri esercizi del Paese, compresi i negozi in valuta liberamente convertibile che hanno iniziato ad operare a luglio.
La decisione di lunedì 28 settembre arriva meno di una settimana dopo altre sanzioni unilaterali contro il turismo e il commercio a Cuba, che impediscono agli americani di visitare hotel e alcune case private. E nemmeno possono introdurre rum o sigari cubani negli Stati Uniti, dopo una nuova raffica di misure iniziate nell’estate del 2017 e che ha indurito il vecchio blocco commerciale e finanziario contro l’isola a limiti irrespirabili. Nel mezzo della pandemia, sono perseguitati con uguale accanomento le navi che portano carburante alla nazione caraibica e il gringo che fuma un Partagás o si beve un sorso di Havana Club.
Le rimesse a Cuba da altri paesi possono arrivare solo tramite bonifico bancario, dopo che Washington ha vietato anche le spedizioni Western Union a Cuba, eccetto dagli Stati Uniti, con restrizioni di 11 dollari al giorno. Non ci sono molte banche al mondo che osano trasferire denaro. Anche qualunque azienda straniera che utilizza il sistema finanziario statunitense potrebbe violare le sanzioni del Dipartimento del Tesoro e pochi vogliono rischiare multe di milioni di dollari imposte da Washington. Il Segretario di Stato Mike Pompeo, praticamente suggerisce l’invio di rimesse tramite persone che si recano sull’isola, come unica possibilità di far arrivare del denaro. Cinicamente non menziona che l’aviazione civile sta operando ai livelli minimi a causa dell’epidemia e che la Casa Bianca ha limitato i viaggi aerei e marittimi tra i due paesi.
Perché tutto questo? Cuba rappresenta un pericolo così chiaro e imminente come dicono Trump e Pompeo? A che punto del percorso la guerra per la rielezione ha deviato verso La Habana? Secondo un editoriale del New York Daily News, “la verità è che Trump ha smantellato il disgelo nei rapporti con Cuba perché l’ultimo presidente, che lui odia con ogni fibra del suo essere, lo ha iniziato. È guidato dalla meschinità e dalla convenienza, non dai principi”.
Questo è una parte della verità. L’altra bisognerebbe cercarla nel corteggiamento dei settori più indemoniati della comunità cubana e venezuelana in Florida, e nell’uso e abuso dello spettro del socialismo per colpire Joe Biden da una logica binaria, se non sei con Trump, sei, castrista, comunista, democratico o tutto questo insieme.
Proprio i segnali di fobia anticubana che, fino a poco tempo fa, erano concepiti come radicati nella puzzolente capitale culturale dell’estrema destra, cioè, il fondamentalismo anticomunista con la sua propensione al terrorismo, sono ora atteggiamenti assunti con orgoglio dalle forze politiche conservatrici nel frastuono di una sporca campagna elettorale. La retorica della Guerra Fredda è moneta comune, sia per il Presidente che per una legione di ciarlatani nei social network, nati a Cuba, a cui non importa – e lo ripetono quotidianamente – che uccidano i loro parenti con la fame o con un Intervento militare.
Quindi, la narrazione dell’esclusione, delle menzogne e dell’odio verso Cuba, che a Miami sembrava essere il residuo di vecchi nostalgici della Calle 8, è diventata un elemento patrimoniale di giornali, stazioni radio e televisioni locali, oltre a quasi tutto ciò che si muove nei social network.
Il buon senso di chi subisce l’escalation delle sanzioni così come dei loro parenti nell’isola, è invisibile nell’ecosistema mediatico degli Stati Uniti, che normalizza l’odio distillato in Florida, al punto che il Partito Democratico usa lo stereotipo della “dittatura cubana” per parlare alle proprie basi, perché percepisce che questo “discorso” funziona anche tra gli emigrati cubani che disprezzano Trump.
È mai successo qualcosa di simile nella storia? Che una diaspora migratoria diventi un’ossessione causando sofferenza e dolore ai loro familiari, ai loro amici e al loro popolo, con il sostegno del nemico più grande che ha il loro Paese?”, si chiede l’avvocato cubano, esperto di immigrazione, José Pertierra.
“Di quelli di Miami che sostengono queste misure, possiamo dire che sono odiatori professionali del loro stesso popolo? Della loro stessa famiglia? Dei loro vicini? Amano il presidente più disprezzato nella storia degli Stati Uniti. Un razzista, classista e xenofobo. Uno con cui non sarebbe mai venuto loro in mente di condividere qualcosa a Hialeah [comune degli Stati Uniti nella contea di Miami-ndt], se non per interesse elettorale. Come possono odiare il paese che li ha visti nascere? Capisco che potrebbero non essere d’accordo con la Rivoluzione, ma odiare il popolo cubano? Questo non lo capisco. Le persone che soffrono di più sono i cubani comuni”, aggiunge Pertierra, il cui studio legale è a Washington DC.
Non è solo che si vuole tornare indietro sulle misure di Obama, che ha lasciato intatta la spina dorsale del blocco. L’amarezza, la miseria morale e la povertà culturale si combinano per dare origine a una feroce intolleranza. Anche se Biden vincesse, dovrà affrontare le conseguenze di questa ossessione criminale.
Traduzione di Mac2
*Rosa Miriam Elizalde, la più nota giornalista cubana, co-fondatrice del portale CUBADEBATE, il sito informativo dell’Isola più visitato al mondo. Scrive anche per numerosi altri mezzi d’informazione a Cuba e nei paesi latinoamericani
(Pubblicato originariamente su La Jornada – Messico)
http://www.cubadebate.cu/