Oggi è il 74° anniversario del bombardamento di Hiroshima

Fungo giapponese di origine statunitense 

Oggi si commemora il 74° anno dall’attentato di Hiroshima del 6 agosto 1945. Il bilancio delle vittime nelle prime ore successive alla caduta della bomba è stimato tra 75.000 e 80.000. Molti di coloro che sopravvissero all’esplosione immediata morirono poco dopo per ustioni fatali e altre gravi complicazioni causate dalle radiazioni. Questo aumentò il bilancio delle vittime a 140.000 entro il dicembre 1945 e a oltre 200.000 entro la fine del 1950. Queste morti appartengono in modo schiacciante alla popolazione civile che abitava in gran parte nella città, che era un centro residenziale e commerciale. Pochi giorni dopo, gli Stati Uniti lanciarono un altro bombardamento a Nagasaki, uccidendo circa 80.000 persone.

La necessità dell’attentato di Hiroshima per la resa giapponese è ancora sostenuta con insistenza dal governo degli Stati Uniti. Ma molte indagini su tutti i fatti, supportate da testimonianze di entrambi i campi smentiscono questa affermazione e rivelano che quando la bomba venne caricata per l’uso, il Giappone stava già programmando di arrendersi, avendone dato comunicazione per vie riservate. Ufficialmente quest’ultimo passaggio verrebbe tenuto sotto controllo dagli accordi firmati a fine guerra, che contemplano ad esempio il divieto alla ricostituzione di un esercito giapponese.

Il generale Dwight Eisenhower dichiarò nel 1963: “In quel preciso momento il Giappone stava cercando un modo per arrendersi con la minima perdita della faccia. Non sarebbe stato necessario colpirli con quella cosa orribile.” Mentre l’ammiraglio William Leahy, il principale consigliere militare di Harry Truman durante i bombardamenti, scrisse: “È mia opinione che l’uso di questa arma barbara a Hiroshima e Nagasaki non sia stato di alcun aiuto materiale nella nostra guerra contro il Giappone.”

Quindi questa risulterebbe essere la seconda gigantesca bugia raccontata dall’apparato mediatico occidentale, dopo quella sul Pearl Harbor che servì per l’entrata nella guerra sul fronte del Pacifico.

Da quel momento in avanti fino ai giorni nostri resistono nell’immaginario collettivo circa una decina di bufale, di cui alcune veramente colossali: vedremo quale sarà la prima ad innescare la caduta del castello di carte, false.

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