USA – Assange assolto: primo passo nella direzione auspicata

In questo nostro articolo (https://amicuba.altervista.org/blog/?p=8862) del 24 maggio scorso, avevamo trattato il caso Assange suggerendo delle possibili evoluzioni: con piacere possiamo dire di aver previsto, e non solo tra le righe, una via d’uscita, pur anteponendo quella scandinava a quella statunitense. Quindi prima del jump da canguro australiano, aspettiamo ancora lo step svedese

Assolto! Dopo un’estenuante campagna di attacchi politici e mediatici, Julian Assange e WikiLeaks sono stati assolti dal giudice federale di New York, John G. Koeltl, per la pubblicazione delle email del Partitito Democratico americano durante la campagna elettorale del 2016. Chiaramente ora si passa alla conseguente faccenda, la richiesta d’estradizione dalla Gran Bretagna verso gli Stati Uniti.

Il giudice Koeltl, all’epoca nominato nell’incarico proprio dai Democratici, ha stabilito che la pubblicazione di documenti veri e nel pubblico interesse, anche nel caso in cui siano stati rubati, è protetta dal Primo emendamento della Costituzione americana e pertanto non può essere punita.
Si tratta di un verdetto che riconferma un principio che negli ultimi decenni ha sempre garantito al giornalismo statunitense di pubblicare documenti estremamente scottanti, anche quando la loro provenienza era discutibile, perché erano stati rubati o comunque pervenuti illegalmente.

La sentenza arriva pochi giorni dopo la testimonianza di Robert S. Mueller davanti al Congresso sullo scandalo Russiagate. La pubblicazione delle email dei Democratici da parte di WikiLeaks, durante la campagna elettorale del 2016, comprese quelle del capo della campagna elettorale di Hillary Clinton, John Podesta, è il fulcro del Russiagate.

A citare in Tribunale Julian Assange e WikiLeaks era stato proprio il Comitato Nazionale dei Democratici USA che da un anno aveva presentato una denuncia penale contro quella che sostenevano fosse una cospirazione tra la Russia, la campagna elettorale di Donald Trump e WikiLeaks per interferire sulle elezioni a danno della Clinton.

L’accusa, secondo l’azione legale dei Democratici, era quella di aver cospirato e diffuso materiale particolarmente dannoso per la campagna elettorale di Hillary Clinton.

La sentenza di oggi, però, assolve WikiLeaks per la pubblicazione delle email, che rivelarono indubbiamente storie importanti, come il fatto che il Comitato dei Democratici non agì affatto in modo neutrale durante le primarie e boicottò Bernie Sanders a favore di Hilary Clinton, una rivelazione questa che portò alle drammatiche dimissioni del capo della campagna dei democratici, Debbie Wasserman Schultz. Restiamo quindi anche in attesa di cosa dirà adesso in merito il Senatore socialista -così si definisce- del Vermont.

Quindi doppia schiacciante sconfitta per il team Clinton.

L’assoluzione di WikiLeaks è indubbiamente dovuta anche al fatto che organizzazioni con una grande reputazione in tema di libertà di stampa negli Stati Uniti si sono costituite in tribunale a difesa del diritto di Julian Assange e di WikiLeaks di pubblicare documenti, anche quando la loro provenienza sia dubbia o furtiva, purché siano veri e nel pubblico interesse. L’American Civil Liberties Union (ACLU), il Reporters Committee for Freedom of the Press (RCFP) e il Knight First Amendment Institute della Columbia University, infatti, hanno supportato sia Assange che WikiLeaks in tribunale. A nostro avviso però nulla avviene senza una vera ragione di fondo nella battaglia tra “falchi” e “colombe con gli artigli. Quindi anche lo schieramento di queste forze liberal in tribunale ha un perché preciso, mediatico e rassicurante per l’esito dell’eventuale accordo già raggiunto prima del giudizio.

La sentenza del giudice federale John G. Koeltl, potrebbe quindi avere anche enormi implicazioni nel procedimento di estradizione statunitense contro Assange.

Greg Barns, avvocato di Assange e consulente di WikiLeaks, ha risposto così alla domanda dei giornalisti relativa al procedimento per l’estradizione negli Stati Uniti: “certamente questa sentenza aiuta anche a ricordare ai tribunali del Regno Unito che la protezione fornita dal Primo Emendamento negli USA è molto estesa“.

P.S. : non ci sembra molto divulgata la sentenza d’assoluzione di Assange, almeno non quanto lo furono le invettive d’attacco per creare il “mostro”.

Lito