Le antenne della Guerra Fredda

Non c’è Guerra Fredda senza antenne. Incominciò con Radio Europa Libera e Radio Libertà, che hanno aperto i cancelli alla caricatura banale, allo sproposito storico, all’insulto ingiustificato. Le radio si sono lanciate a descrivere quel che pensavano accadesse dietro la cortina di ferro con argomenti che poi avrebbero fatto arrossire qualcuno dei partecipanti a queste operazioni.

Illustrazione da CUBADEBATE

di Rosa Miriam Elizalde*

Quando il governo di George W. Bush ha smontato le antenne di Radio Libertà, nella spiaggia di Pals, in Spagna, i funzionari hanno riconosciuto che lo stavano facendo non solo perché costavano un’enormità, ma anche perché erano diventate obsolete e inefficaci le storie abituali alle quali gli Stati Uniti si erano avvinghiati con insistenza nel passato. Il Muro di Berlino era caduto e le sei potenti trasmittenti a onde corte poste di fronte al mare a Girona, erano uno scomodo ricordo della pratica della propaganda di Goebbles in un mondo che si stava riassestando.

Il falchi della disinformazione hanno creato Radio Martì nel 1985 a immagine e somiglianza di Radio Libertà per abbattere l’Isola comunista dei Caraibi,  che sarebbe caduta irrimediabilmente con il colpo sparato al cuore dell’orso sovietico. Siccome la predizione tardava troppo a diventare realtà, hanno duplicato la dose: nel 1990 hanno alzato anche le antenne di TV Martì. Da allora, le trasmissioni verso Cuba raggiungono la cifra insolita di 1800 ore settimanali, a un costo di più di mille milioni di dollari in poco più di tre decenni.

Questa è stata l’operazione più costosa, corrotta e inutile della lunga storia delle imprese di disinformazione delle agenzie statunitensi. Nell’Isola, dai primi tentativi di violazione dello spettro radioelettrico, un gruppo di brillanti ingegneri hanno moltiplicato per zero l’efficacia delle antenne.

Negli Stati Uniti non hanno potuto emettere segnali per una norma legale che impedisce la diffusione e la trasmissione di notizie finanziate dal governo e destinate a un pubblico straniero. I legislatori hanno gradito poco di fronte alla possibilità che i contribuenti ricevessero propaganda pura e dura che poteva alterare la percezione dei fatti. Il Congresso, con Obama alla Casa Bianca, ha cambiato la normativa nel 2013, però neanche così gli indici di ascolto si sono alzati di un pollice dal suolo.

La nuova classe di yuppies, dalla nomenclatura statunitense, con l’odio di prima e gli stessi desideri dei loro padri di praticare la “transustanziazione” al capitalismo nell’Isola, hanno provato a clonare  Radio e Tv Martì su internet. Il settimanale Miami New Times, della Florida, ha documentato le operazioni in Facebook per creare profili falsi e allevamenti di trolls con uno stanziamento, nell’anno fiscale 2019, di più di 23 milioni di dollari e gli stessi metodi di Cambridge Analytica, finanziati da un’organizzazione ufficiale, la Giunta dei Governatori della Radiodiffusione (BGG la sigla in inglese), che amministra e dirige le trasmissioni dagli Stati Uniti verso Cuba. Fino ad oggi non abbiamo avuto notizie che l’azienda del pollice blu (Facebook-ndt.) abbia imposto sanzioni contro il Dipartimento di Stato o la Casa Bianca per la creazione di centinaia di account  “con comportamento non autentico” destinati a intervenire nella politica interna di altri paesi, l’argomento con il quale hanno chiuso milioni di profili in Russia, Iran e (Oh, miracolo!) anche in Israele.

La settimana scorsa un inchiesta indipendente di esperti dell’Agenzia degli Stati Uniti per i Mezzi di Comunicazione Globali (USAGM) ha concluso che i notiziari di radio e televisione e specialmente l’offerta giornaliera e costante dei programmi di dibattito politico, con i risultati delle investigazioni sono affetti da “cattivo giornalismo” e “propaganda inefficace”.

Le trasmissioni e le pubblicazioni di Radio e TV Martì “stimolano in modo aperto l’opposizione e l’ostilità alla Rivoluzione cubana in tutti i suoi aspetti sociali, politici, culturali e economici. Quasi tutte le critiche sono permesse e si fanno con un ottica retorica e ideologica, senza cambiamenti dai giorni più caldi della Guerra Fredda. Non hanno funzionato allora e non funzioneranno adesso” conclude il rapporto.

Questi controllori hanno tardato 34 anni a scoprire ciò che sa chiunque abbia un minimo di senso comune. Di sicuro, quando si stava alzando la prima antenna di Radio Martì a Washington, il patriarca del postmodernismo, Jean Baudrillard, lo vedeva benissimo nel suo libro “Simulacro e simulazione”: “L’obiettivo dell’informazione in questa guerra è il consenso mediante l’encefalogramma piatto. Sottomettere tutti alla ricezione incondizionata del simulacro ritrasmesso dalle onde… Ciò che rimane è un’atmosfera irrespirabile di delusione e stupidità”.

*Rosa Miriam Elizalde, la nota giornalista cubana dal maggior spessore informativo, co-fondatrice del portale CUBADEBATE, il sito informativo dell’Isola più visitato al mondo. Scrive anche per numerosi altri mezzi di stampa e sul web.

Fonte: Medium Corporation – USA

https://medium.com/dominio-cuba/las-antenas-de-la-guerra-fr%C3%ADa-a235ee342a30