Vi dice qualcosa il nome di Esteban Ventura?

La famiglia di uno dei più noti torturatori dell’epoca batistiana rivendica le sue ex proprietà a Cuba

di Rosa Miriam Elizalde*

Era il proprietario della Fattoria “El Rosario”, a sud di La Habana. Un muro di pietra circondava un paesaggio rurale, quasi bucolico, con il cielo limpido, alberi frondosi e l’erba scompigliata, come scossa dal vento. Al centro, la casa principale.
La foto in bianco e nero che ritrae quel paradiso istantaneo ha più di 60 anni. Quando il 1° gennaio 1959 arrivarono i ribelli, il proprietario della tenuta, Esteban Ventura Novo, stava volando verso la Repubblica Dominicana sull’aereo con cui si era dato alla fuga, con un selezionato gruppo dei suoi uomini di fiducia, il dittatore Fulgencio Batista. La rivista “Bohemia” ha descritto ciò che avevano trovato i “barbudos” nella casa di campagna del più famoso torturatore di Cuba: una sala della musica con mobili intarsiati d’oro, camere da letto climatizzate, piscine, bar, sala da gioco, aree pic-nic e campi da gioco nei giardini, una cassetta di sicurezza con conti bancari – il più modesto di 977.979 dollari -, una contraerea calibro 30, fucili M-1, 171 granate, sei mitragliatrici con le loro cassette di proiettili e due revolver. Non c’era una biblioteca. L’unico stampato nell’intera proprietà era un volume dell’elenco telefonico.


Ventura Novo era popolarmente noto come “L’uomo in abito bianco” per la sua passione per la giacca e i pantaloni in drill 100 o in mussola inglese. Si vantava di essere un aristocratico, ma era nato nella più assoluta povertà e non aveva avuto nessun’altra formazione che quella del tagliatore di canna prima di entrare nell’Esercito. Aveva il grado di colonnello della polizia e, elegantemente vestito, era solito dare l’ordine di torturare e uccidere con la freddezza burocratica di chi scrive una scheda tecnica e a distanza prudente per non macchiarsi i vestiti.
All’obitorio di La Habana, un edificio a due piani isolato nel centro della città, sono arrivati più di 600 corpi di uomini e di donne uccisi da folgorazione, percosse, impiccagione o proiettili, tra il marzo del 1952 e il dicembre 1958, anni gloriosi della sua carriera nella polizia. La cifra era equivalente al 5% di quelli uccisi in quegli anni dagli organi repressivi della dittatura di Fulgencio Batista, secondo il calcolo del direttore dell’installazione, pubblicato anch’esso da Boemia nel febbraio 1959. Molti altri sarebbero apparsi in seguito nelle sepolture clandestine. Altri non sarebbero mai stati trovati. La maggior parte di loro erano vittime scelte a caso come monito dopo lo scoppio di una bomba, un attacco a un poliziotto o qualsiasi altra azione contro il regime che avesse ripercussioni pubbliche.
Esteban Ventura Novo è morto di vecchiaia a Miami, all’età di 87 anni, nel 2001. Nei suoi anni di “esilio” si è arruolato in diversi gruppi terroristici. Ha ricevuto, in cambio della sua fantastica biografia, la protezione del governo degli Stati Uniti, che ha ignorato le richieste di Cuba per l’estradizione dei criminali al servizio di Batista, in virtù di un accordo esistente dal 1906. È vissuto con l’illusione, nutrita per decenni, di ricevere un risarcimento per le sue proprietà a Cuba e ha sperato fino all’ultimo giorno della sua vita che avvenisse un intervento americano nell’Isola che concedesse la licenza per uccidere quelli di sinistra. Uno dei suoi ammiratori, Esteban Fernández, leggendo il necrologio in un programma radiofonico in Florida, ha chiesto l’invasione dell’Isola in onore dei metodi del famoso assassino: “Se non c’è abbastanza corda per così tante persone per gettarle nell’oceano… credo che il nostro paese abbia bisogno di una grande sterilizzazione…”.
La legge Helms-Burton ha codificato e inasprito dal 3 marzo 1996 il blocco degli Stati Uniti contro Cuba, ma il più scandaloso dei suoi articoli era stato congelato fino a 14 giorni fa. Dal 2 maggio, è consentito agli ex proprietari dell’Isola e ai loro eredi che abbiano la nazionalità statunitense, di presentare istanze nei tribunali degli Stati Uniti, compreso ai discendenti di Esteban Ventura Novo che sono pronti a farlo. Con il sogno di tornare alla fattoria “El Rosario” quando la Rivoluzione crollerà, possono, in base al Titolo III della Helms-Burton, chiedere immediatamente un risarcimento alle società di paesi terzi le cui attività commerciali a Cuba “trafficano” con le proprietà immobiliari nazionalizzate e confiscate dal governo ribelle ai sensi della Costituzione cubana del 1940.
William Clinton, George W. Bush, Barack Obama e persino Donald Trump avevano congelato questa disposizione senza precedenti nella giurisprudenza mondiale. A partire dal 2 maggio, l’“Imperatore Arancione” ha dato via libera alle rivendicazioni nei tribunali, senza distinzione tra ladri e assassini in fuga, o veri uomini d’affari che hanno fatto fortuna sull’isola e all’epoca si erano rifiutati di riscuotere un risarcimento dal governo cubano – come invece hanno fatto svizzeri, francesi e spagnoli – perché si stava forgiando l’invasione di Playa Girón (1961) che avrebbe ristabilito “la nostra colonia di Cuba”, come direbbe lo storico della Columbia University, Leland Jenks.
La fattoria “El Rosario”, a 40 chilometri da La Habana, oggi è una “Casa per gli Anziani”. Le nonne e i nonni che vivono lì, ai quali sentir parlare di Esteban Ventura Novo provoca una smorfia di disgusto, nemmeno battono ciglio quando l’aria che arriva dal Nord morde di nuovo con amarezza. Come l’ira, la vendetta, la follia e il tradimento morale nell’“Amleto”, solo in una messa in scena che dura da più di mezzo secolo, senza successo.

*Rosa Miriam Elizalde è la più nota giornalista cubana; tra i fondatori di Cubadebate, la piattaforma informativa cubana con oltre 10 milioni di contatti quotidiani nel mondo. Ultimo libro come coautrice: Chávez Nuestro.

Nella foto di Paul Slade vía www.colourise.sg: Esteban Ventura Novo, “L’uomo in abito bianco” nell’aprile 1958. Reportage di Paris Match.
(Pubblicato originariamente in La Jornada – Messico)

https://medium.com/dominio-cuba/le-dice-algo-el-nombre-de-esteban-ventura-bd9318d431c?fbclid=IwAR2cQEBeWIA-HFYtFnOLkoSrkuJ6Qk4ifFZuNdyMSufOMwZV7DZZn8U0WZ0