Ad un anno dalla condanna degli assassini di Victor Jara

Solo l’anno scorso, a luglio, sono entrati in carcere gli assassini del grande Victor Jara.

L’11 settembre 1973 il cantante cileno Victor Jara veniva “prelevato” e trasferito assieme a migliaia di altre persone nello stadio di Santiago dagli autori del colpo di stato che nelle stesse ore stava deponendo Salvador Allende dalla guida del Cile. Iniziava la dittatura di Pinochet. Il cantautore venne torturato a lungo, colpendogli le mani fino a rompergliele con il calcio di una pistola, per poi schernirlo dicendogli se ora fosse stato capace ancora di suonare. Il 16 settembre (o stando ad altre testimonianze il 23) fu assassinato a colpi di pistola.

Sua moglie, Joan Jara, ha raccontato: «Siamo saliti al secondo piano, dove c’erano gli uffici amministrativi e, in un lungo corridoio, ho trovato il corpo di Víctor in una fila di una settantina di cadaveri. La maggior parte erano giovani e tutti mostravano segni di violenze e di ferite da proiettile. Quello di Víctor era il più contorto. Aveva i pantaloni attorcigliati alle caviglie, la camicia rimboccata, le mutande ridotte a strisce dalle coltellate, il petto nudo pieno di piccoli fori, con un’enorme ferita, una cavità, sul lato destro dell’addome, sul fianco. Le mani pendevano con una strana angolatura e distorte; la testa era piena di sangue e di ematomi. Aveva un’espressione di enorme forza, di sfida, gli occhi aperti.»

Victor Jara è diventato un simbolo della libertà, citato anche da molti artisti, come dagli U2, da Springsteen, dai Calexico tra gli altri. Quarantacinque anni dopo, la giustizia cilena si è ricordato di lui: otto ex-militari in pensione sono stati condannati a 18 anni di carcere per l’omicidio. Un nono soldato è stato condannato a cinque anni per insabbiamento.Dopo averlo ucciso, i militari cileni non solo hanno proibito la vendita dei suoi dischi, ma anche ordinano la distruzione delle matrici.