VENEZIA: SI EMOZIONA IL REGISTA SOLANAS CON IL DOCUMENTARIO DI MINÀ SU CUBA

Riportiamo qui la notizia ANSA relativa alla presentazione del documentario di Gianni Minà su Cuba al Festival di Venezia.

ROMA, 8 SET – Ha emozionato il maestro del cinema latinoamericano Fernando ‘Pino’ Solanas (regista di «Sur» e di «Tango, l’esilio di Gardel», ma anche uno dei primi ad usare il cinema come arma di denuncia civile) oggi al Festival di Venezia la proiezione della seconda parte del film documentario di Gianni Minà ‘Cuba nell’epoca di Obama’. Solanas si è detto «veramente emozionato» dalle testimonianze degli studenti cubani e latinoamericani, protagonisti di questa seconda parte del film. «È una risposta allo sguardo europeo – ha sottolineato – che sempre pretende di dire l’ultima su quello che succede nel nostro continente e particolarmente su Cuba. Un’abitudine che non è stata smentita nemmeno dalla recente crisi del modello neoliberale.» Ad emozionare il regista latinoamericano anche l’intervista finale con Alicia Alonso, il 91enne mito del balletto mondiale che forma ancora etoiles per il balletto classico di tutto il mondo e che nel film dichiara: «Noi cubani siamo in questo momento la stella che illumina l’America Latina». (ANSA).

Fin qui la notizia ANSA e ora un breve passo indietro per la presentazione del documentario.

Alle Giornate degli Autori della Mostra di Venezia il documentario itinerante “Cuba in the age of Obama”. Ritratto di un Paese che “con la sua vita spartana sta sopportando meglio la crisi”. E sullo sfondo il rapporto irrisolto con gli Usa. La Cuba della Rivoluzione cubana Gianni Minà l’ ha già descritta altre volte, come inviato e come regista. Ma Cuba in the age of Obama , il documentario presentato il 7 e l’8 settembre alla Mostra del cinema di Venezia, all’interno delle Giornate degli autori,  è stato un’ ulteriore omaggio all’Isola Grande dei Carabi. Un documentario che racconta nella forma del viaggio, un tour inedito dall’Avana a Guantanamo intervistando soprattutto i giovani: studenti di medicina, d’arte, di musica. “Per mostrare una realtà su cui l’informazione è carente e visto che nessuno racconta queste cose, le faccio io”.Qui sotto alcune dichiarazione di Minà in occasione della presentazione del suo lavoro.

”Mi piaceva tentare di capire dopo 50 anni come mai Cuba sia sopravvissuta, smentendo sempre tutti. E’ ancora lì, e soffre meno i fallimento dell’economia globale e neoliberale: questo perché è un paese che ha una vita spartana, c’è molta solidarietà tra le gente. Da piccolo esperto di Cuba e di America Latina, vedo come si sia sviluppata lì una coscienza collettiva e solidale: questo è il suo segreto. Noi giornalisti andiamo in un Paese, prendiamo un  taxi, parliamo col tassista e riteniamo di aver capito tutto. Ma anch’io, una traversata così dell’isola non l’avevo mai fatta. Mi ha colpito che è l’unico paese che, anche nelle zone interne, non solo nelle città, ha tutte le cose fondamentali per la sopravvivenza e per la vita: una casa col bagno, un’organizzazione educativa, una sanità che funziona benissimo. Cose che in America Latina non hanno tutti. Cuba ha organizzato  ponti aerei per operare agli occhi 500 mila persone che la fame aveva fatto ammalare: anche questo è un modo di fare diplomazia. Così come aver formato 10 mila medici di altri Paesi dell’area. Come tutte le persone democratiche, so che se non si otterrà da Obama, un cambio delle relazioni non lo vedremo per chissà quanto tempo, ecco perché si trova nel titolo del documentario. Per ora c’è poca roba: ha giusto aperto un pochino ai viaggi a Cuba, ma poi qualche giorno fa c’è stato un passo indietro: Cuba è stata inserita nell’elenco degli Stati canaglia, promotori del terrorismo. Oltre al danno una beffa: basta pensare che le vittime cubane di attentati organizzati in Florida, e messi in atto sull’isola, sono state tremila”.