Ecuador: il paese è bloccato. Governo e parlamento scappano da Quito

 

L’ex presidente ecuadoriano Rafael Correa ha sostenuto oggi la necessità di celebrare elezioni anticipate nel suo paese ed ha condannato la forte repressione della polizia verso i partecipanti alle manifestazioni contro il governo di Lenin Moreno.

In una conferenza stampa organizzata dalla Sinistra Unita (Left) nel Parlamento Europeo, il mandatario della nazione sud-americana dal 2007 al 2017 ha manifestato il suo appoggio alle proteste ed ha accusato Moreno di tradire il popolo applicando politiche neoliberali dettate dal Fondo Monetario Internazionale (FMI).

“La Costituzione ecuadoriana stabilisce l’anticipazione dei suffragi in caso di gravi manifestazioni sociali, che è quello che stiamo vivendo. Le elezioni sono la via per risolvere questo conflitto in maniera pacifica e democratica, ma non le vogliono convocare perché sanno che perderanno nelle urne”, ha sostenuto.

“Se è necessario che mi candidi, lo farò. Mi hanno inabilitato dalle elezioni di presidente in maniera illegale, incostituzionale, ma posso occupare incarichi come vicepresidente. Non mi importa che mi mettano in carcere, se mi lasciano, prima, iscrivermi come candidato. Nonostante tutto però, so che il governo di Moreno non permetterà che io mi presenti”, ha aggiunto.

Inoltre, ha indicato che è molto probabile che si ripeta un caso come quello dell’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, “che hanno imprigionato per frenare la sua candidatura e permettere l’elezione del fascista Jair Bolsonaro”.

“Hanno rubato la democrazia in Brasile e la stessa cosa vogliono fare in Ecuador”, ha sentenziato.

Correa ha dichiarato apertamente il suo appoggio ai partecipanti delle manifestazioni ed ha chiesto loro “di proteggersi gli uni agli altri, perché la repressione di Moreno è molto forte”.

“Non perdano la speranza perché sono sicuro che la democrazia finirà per vincere. Questa non è una lite tra Moreno e Correa, bensì la lotta di un popolo che si alza perché respinge quelli che lo hanno tradito”, ha affermato.

Stanno perseguendo i leader politici perché si pronuncino contro il governo. Non c’è nessuno che sta destabilizzando l’amministrazione di Moreno, lui da solo sta agendo contro se stesso. Il governo sa che è sconfitto e per questo motivo si è trasferito a Guayaquil, si è chiuso in un feudo della destra e sta scommettendo sul fatto di aumentare la repressione”, ha denunciato.

Riferendosi alla mediazione offerta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite e dalla Chiesa cattolica, Correa ha detto di avere speranza, ma se dichiara diffidente, questo è dovuto alla presenza di alcuni interlocutori vicini a Moreno.

Non so come pretendono di risolvere il problema. Se non derogano dalle misure economiche, gli indigeni non ritorneranno alle loro comunità e, se lo fanno, fallisce l’accordo con l’FMI, ha segnalato.

Inoltre, ha assicurato che la violenza esistente oggi in Ecuador è il risultato della repressione brutale delle autorità contro i manifestanti: a loro ha inviato un messaggio, “state attenti, ma allo stesso tempo non lasciatevi spaventare”.

Fonte: Prensa Latina – Cuba

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