Immaginiamo che non esistano scuole pubbliche, né licei o università che accolgono il 90% dei nostri adolescenti e giovani, e che esistano solo scuole e università private -in questi tempi di guerra- a fornire l’istruzione. Proseguiamo l’esercizio dell’immaginazione, e supponiamo che il programma di alimentazione scolastica non esista. Immaginiamo Caracas senza metropolitana e le famiglie senza i Comitati Locali di Approvigionamento e Produzione (CLAP).
In questo scenario, è più efficace lo Stato che genera il 98% delle entrate in valuta pregiata straniera o le imprese private che esportano un infimo 2% dei loro prodotti? E’ il governo che garantisce la salute e l’istruzione a più dell’85% della popolazione, o il circuito privato sempre in attesa di finanziamenti in valuta straniera e sottocosto?
L’occasione d’oro
Potremo vincere la guerra economica solo rafforzando l’area pubblica, collettiva, statale e comunale. E’ ora di avanzare nella costruzione del socialismo bolivariano del secolo XXI.
Cadere nella trappola monetarista e decapitalizzare l’amministrazione pubblica con la giustificazione che il denaro non può essere emesso perché sarebbe la causa dell’inflazione, significa sposare la strategia del nemico. In questi tempi di guerra, quando i salari evaporano grazie agli attacchi continuati contro la moneta, è essenziale rinforzare il circuito pubblico e comunale. E’ la sola garanzia per l’accesso della popolazione ai beni vitali e -cosi facendo- costruiamo il socialismo del secolo XXI. Nel 2003, di fronte a un lock-out (una serrata padronale-ndt.) generale della lobby petrolifera, la strategia di Chávez fu quella di rafforzare il settore publico.
Immaginate questa guerra senza le “missioni sociali”. Ma no, ora noi siamo organizzati! Nonostante tutti i tentativi di destabilizzare, demoralizzare e smobilitare messi in atto dall’imperialismo, il popolo venezuelano -invece- insorge dall’interno di questa guerra, in modo cosciente e organizzato.
Sul territorio, nella comune, noi inventiamo, informiamo, comunichiamo, impariamo, noi risolviamo e ci mobilitiamo. Siamo organizzati nei Comitati Locali di Approvigionamento e Produzione (CLAP), nelle unità di lotta Bolívar/Chávez, nelle milizie, nei consigli comunali, nei consigli produttivi operai, nei comitati di salute, nelle missioni, nell’organizzazione nazionale femminile UNaMujer, ecc.
Le ferite di questa guerra sono profonde e dolorose, ma il popolo venezuelano si è indurito e resiste insorgendo.
Fallimento del modello socialista?
I media e i leaders d’opinione della destra, dicono che la causa di quel che i venezuelani soffrono oggigiorno, sarebbe il fallimento del modello socialista. Fallimento per chi? Tra il 1980 e il 1998, nel quadro del modello capitalista neoliberista, l’econonomia è cresciuta del 52% e l’estrema povertà del 132%. Dal 1999 al 2015, dall’inizio della rivoluzione bolivariana, l’economia ha conosciuto una crescita del 43% e la povertà è scesa del 56%, nonostante l’assedio, la guerra economica e i sabotaggi con cui i venezuelani sono alle prese dal 1999. Il Venezuela resta ancora il paese meno diseguale dell’America Latina.
*Pasqualina Curcio è un’economista venezuelana, consigliere organico del governo bolivariano e autrice di saggi noti nei paesi latinoamericani. Tra questi il recente “La mano visibile del mercato, guerra economica in Venezuela”