Il governo dell’Uruguay denuncia ingerenze USA in vista delle prossime elezioni di ottobre

Uruguay, il paese che ha avuto la fortuna di avere un Tupamaro presidente, con significativi vantaggi per le classi subalterne. Una nazione “distinta” storicamente dall’ingombrante Brasile che la sovrasta e federata a singhiozzo con le province argentine che l’affiancano e con la quale condivide una bandiera molto simile. Il mate nell’uso e l’accento “castellano” sono simili. Ha condiviso la sofferenza del Plan Condor e si spera che i giovani di oggi non se ne dimentichino; l’uso della marijuana è tollerato -se non pienamente libero- e la differenza culturale con gli altri paesi di quota balza agli occhi. Una California latinoamericana? Forse. 

Gli Stati Uniti e le indebite ingerenze negli affari dei paesi sudamericani. Questo binomio si conferma purtroppo inscindibile. Il governo uruguaiano accusa gli Stati Uniti di interferire nella campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali di ottobre in programma nel paese.

«Ho detto che gli Stati Uniti si stavano intromettendo (…) nella campagna elettorale uruguaiana», ha dichiaratao il ministro degli Esteri uruguaiano Rodolfo Nin Novoa durante un’intervista a una radio locale.

Gli Stati Uniti questa volta hanno deciso di intervenire in un modo alquanto singolare. Le dichiarazioni del diplomatico del paese sudamericano, arrivano infatti, in riferimento alla comunicazione del governo degli Stati Uniti, pubblicata venerdì 2 agosto, in cui viene messa in dubbio la sicurezza in Uruguay e avvisa i suoi cittadini di non viaggiare nel paese a causa dell’aumento del crimine.

Il documento segnala inoltre che “i crimini violenti, come omicidi, rapine a mano armata, saccheggi e furti di veicoli, che di verificano in Uruguay” possono mettere in pericolo la vita dei cittadini statunitensi che decidessero di recarsi nel paese.

A questo proposito, il ministro degli Esteri uruguaiano ha sottolineato che l’avvertimento di Washington ai suoi cittadini sul paese sudamericano “è come guardare la pagliuzza nell’occhio altrui e non la trave nel proprio”.

“Gli Stati Uniti hanno un tasso di omicidi medio di 25 per 100.000 abitanti” mentre “in Uruguay ne abbiamo solo la metà”, ha sottolineato Rodolfo Nin Novoa.

Il governo di Montevideo da parte sua ha ha lanciato un allarme ai suoi cittadini affinché non viaggino negli Stati Uniti per la “crescente violenza indiscriminata” e “per i crimini d’odio” che sono radicati nel “razzismo e nella discriminazione”.

Come purtroppo conferma la recente sparatoria in un centro commerciale di El Paso, nello Stato del Texas (USA), che ha provocato almeno 20 morti e 26 feriti e forti reazioni internazionali, vengono mosse accuse ad altri stati sulla pericolosità, mentre proprio negli USA si toccano i picchi più alti .

Secondo l’ultimo bilancio raccolto dall’organizzazione Gun Violence Archive (GVA), dal gennaio dell’anno in corso, ci sono stati 32.983 incidenti relativi a armi da fuoco negli Stati Uniti che hanno causato ben 8.708 morti. Non citiamo i dati dell’Uruguay per non avvilire i cittadini statunitensi.

Fonte: IspanTV – Iran

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