24 marzo: l’altro genocidio argentino

Mauricio Macrí, il presidente che ha riaperto l’Argentina al FMI

di Atilio Borón*

C’è un consenso diffuso quando si tratta di caratterizzare il regime civile-militare argentino del 1976-1983 come una dittatura genocida. Ma è conveniente approfondire questa questione e scoprire se il genocidio non può essere praticato anche da regimi politici presumibilmente democratici.

Quanto sopra richiede che specifichiamo cosa intendiamo quando parliamo di “genocidio”. Il 9 dicembre 1948 le Nazioni Unite hanno adottato la Convenzione sul genocidio che è stata definita come un atto “commesso con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in quanto tale:

(a) Uccisione di membri del gruppo;

(b) Gravi lesioni all’integrità fisica o mentale dei membri del gruppo;

(c) Sottomissione intenzionale del gruppo su condizioni di esistenza che porterebbero alla distruzione fisica, totale o parziale;

(d) Misure per prevenire nascite all’interno del gruppo;

(e) Forzare il trasferimento di bambini dal gruppo a un altro gruppo.”

Di conseguenza, è possibile estendere questa definizione, emersa sotto l’influenza dell’Olocausto nazista, e stabilire come genocida una politica che mira alla sottomissione sistematica e deliberata di un gruppo sociale, a lesioni, privazioni e stenti fisici e/o mentali di radicale indebolimento o la semplice e sparizione del gruppo sottoposto a questa aggressione.

La dittatura produsse un genocidio sociale e politico senza precedenti, all’interno di una struttura di violazione sistematica dei diritti umani. Il regime semi-democratico di Mauricio Macri, che potrebbe essere più propriamente caratterizzato come una “democrazia”, ​​ha ripreso questa pratica nefasta. Solo ora il genocidio è celato sotto una veste tecnocratica e al posto delle oscure “task forces” paramilitari usa come gruppo di shock una squadra di economisti che, con le loro politiche, attaccano seriamente la sopravvivenza di diversi gruppi della la società argentina. Ad esempio, gli anziani, vittime indifese della distruzione dell’Istituto Nazionale dei Servizi Sociali per i pensionati (PAMI) le cui prestazioni – assistenza medica, ospedali pubblici, case di cura, medicine- sono state ridotte drasticamente condannando gli indifesi e, in alcuni casi alla morte di grandi settori di una popolazione come l’Argentina che sta invecchiando negli ultimi decenni. Il genocidio lento e doloroso si esercita anche contro i bambini delle classi e degli strati popolari, una volta protetti da un vasto programma di vaccini liberi ora ridotti alla sua espressione minima. Anche i bambini che sono privati ​​di un’istruzione di qualità, mentre i loro insegnanti sono remunerati con salari che sono al di sotto della soglia di povertà, e si rimane indifferenti al deterioramento delle scuole. Il risultato: una popolazione che nel prossimo futuro sarà disoccupata o, nel migliore dei casi, che dovrà vendere la sua forza lavoro per pochi centesimi a causa della sua mancanza di qualifiche e della vita immersa nella miseria.

In breve, bambini e vecchi oggetto di un implacabile e letale attacco, speciale ma non solo, nel caso dei secondi (i vecchi-ndt.) e intende passare attraverso un semplice problema di -benedetta “tecnica” da parte dei malandrini del FMI (Fondo Monetario Internazionale)- e non per quel che è: una decisione consapevole, mirata a concretizzare una vecchia aspirazione del diritto argentino, consistente nell’eliminare una popolazione in eccesso, calcolata già all’epoca della dittatura in dieci milioni di persone, una cifra che oggi deve essere almeno il doppio. Pertanto, con giustizia severa e con grande dolore, possiamo dire che sfortunatamente il genocidio continua il suo corso in Argentina per mano del macrista “democratico” e della sua brutale applicazione delle politiche neoliberiste, mortali in ogni momento e luogo.

Speriamo di lasciare indietro questo incubo il più presto possibile e di iniziare una rifondazione della straziante democrazia in Argentina oggi.

*Atilio Borón è un cattedratico argentino laureato ad Harvard, USA. Sociologo, politologo e scrittore, sostenitore del progressismo, è stato consigliere di leader politici latinoamericani

Fonte: Cronicón – Argentina

https://cronicon.net/wp/24-de-marzo-el-otro-genocidio-argentino/