Algeria: un’altra Libia?

di Arnaldo Musa Pacha*

Per ora, l’esercito ha lanciato forti avvertimenti contro coloro che cercano di destabilizzare il paese.
Si dice che fino a quando il petrolio dall’Algeria fluirà verso gli Stati Uniti e verso la ex potenza coloniale della Francia, tutto scorrerà su binari nel paese africano, caratterizzato dall’essere uno dei più stabili del continente, sempre sotto la tutela del presidente Abdelaziz Bouteflika, eletto quattro volte e che adesso aspira a un quinto mandato, quest’ultimo usato per scatenare massicce manifestazioni in molte parti della nazione, guidate da giovani studenti.
La continuità delle azioni e il crescente tasso di violenza scatenato dai manifestanti hanno fatto pensare seriamente a piano di destabilizzazione, con lo scopo di portare il paese a una situazione simile a quella vissuta in Libia, che, come tutti sappiamo, divenne un’aperta ingerenza dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, con gli Stati Uniti e la Francia alla testa.
I loro aerei e le loro navi da guerra si divertirono a bombardare le infrastrutture e le regioni popolate del paese, eccetto i pozzi petroliferi, con il colophon del ricercato e riuscito assassinio del leader libico, Muammar Gheddafi, celebrato e applaudito fragorosamente dall’allora Segretaria di Stato nordamericana, Hillary Clinton.


È vero che il presidente algerino in questo momento ha una situazione grave, a causa di un ictus cerebrale e la virtuale assenza in molte attività, un pretesto per protestare per il tentativo di essere rieletto, ma non è meno vero che tutte le opzioni sono aperte ad altre forze politiche, che finora non hanno mai protestato per la pulizia o meno delle elezioni.
La più grande forza politica del paese, lo storico Fronte di liberazione Nazionale, che ha guidato la lotta di liberazione contro i colonialisti francesi, potrebbe avere o meno un altro candidato, ma si sottolinea che tutto obbedisce al buon andamento della nazione, grazie a un leader che anche l’opposizione rispetta.
Bouteflika ha svolto un ruolo importante nel consolidamento delle organizzazioni del Terzo Mondo e nel rafforzamento della loro unità d’azione, in particolare del Movimento dei Paesi Non Allineati e il gruppo dei 77.
Quando Bouteflika, che salì al potere nel 1999, ha confermato la sua partecipazione alle elezioni del 18 aprile prossimo, ha proposto di organizzare una conferenza nazionale inclusiva per lo sviluppo di una piattaforma politica, economica e sociale, con lo scopo di arricchire la Costituzione.
Il suo programma elettorale sarà basato sulla riconciliazione nazionale e sul ritorno della voce della diplomazia algerina al concerto delle nazioni, sempre nel rispetto della traiettoria anticolonialista proiettata nella politica estera del suo paese.
Per qualsiasi commentatore è difficile valutare una situazione in cui l’opposizione ha approfittato del pretesto dell’età avanzata del presidente, 81 anni, e dei suoi problemi di salute, ma che non presenta un programma che non solo migliori la situazione del paese, ma indica anche la consegna delle principali risorse naturali a potenze straniere.
È possibile che la situazione della gioventù algerina non abbia ricevuto una buona attenzione, sapendo che una grande percentuale della popolazione ha meno di 30 anni, non ha avuto contatto reale con il presidente, e il governatore del FNL non ha saputo indicare apertamente coloro che possono lavorare a stretto contatto con Bouteflika.
In ogni caso, le elezioni algerine sono state caratterizzate, ripeto, dalla loro chiarezza, per cui sono aperte le opzioni a quelli dell’opposizione che intendono sostituire Bouteflika.
In questo contesto, sono state osservate proteste, sempre più violente, che possono attirare l’attenzione su elementi interni sostenuti dall’esterno per provocare il caos nella nazione araba.
Per ora, l’esercito ha lanciato forti avvertimenti contro coloro che cercano di destabilizzare il paese.
Così, il generale Ahmed Gaïd Salah, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, ha lasciato la sua riserva per avvertire coloro che cercano di riportare l’Algeria agli anni della guerra civile e cercano di destabilizzare la situazione ad Algeri, la capitale, a Orano, a Costantino, ad Annaba , a Bejaia, a Tizi-Ouzou, a Bouira, a Blida, a Setif e a Tlemcen.
Sufficiente perché il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito facesse appello agli algerini “affinché diventino una difesa contro tutto ciò che potrebbe esporre l’Algeria a minacce imprevedibili”, affermando che dietro le proteste ci sono persone desiderose di condurre l’Algeria all’insicurezza e all’instabilità.

*Arnalodo Musa Pacha è un giornalista e blogger cubano. Scrive per CubaSí, Rebelión, Tercerainformación.

Fonte: CubaSí – Cuba

http://cubasi.cu/cubasi-noticias-cuba-mundo-ultima-hora/item/90185-argelia-%C2%BFotra-libia?