Gli Stati Uniti rimproverano Guaidó per il fallimento nella politica golpista in Venezuela

Siamo alle liti con il lancio degli stracci in faccia, ottimo sintomo del totale “fracaso” nelle operazioni estero-dirette del “golpe del burattino” tentato in Venezuela, quello targato 2019. Morale: quando il Circo non riesce più a stare in piedi e il tendone inizia a cadere, la colpa è sempre dei pagliacci.

Potrebbe essere divertente vedere come ritorneranno sul tema della “dittatura” venezuelana di Maduro le varie testate disinformative occidentali, quelle che hanno soffiato sul fuoco sicure che l’incendio, pilotato dal miglior piromane nord-americano, avrebbe cancellato anche le tracce della propria collaborazione. Probabilmente faranno come con la Siria, dove il “dittatore” se ne doveva andare subito. Subito è passato da tanto tempo ….ma non ne hanno più fatto menzione. 

La sconfitta militare dell’autoproclamato presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó, per non aver finora ottenuto l’adesione delle Forze Armate Nazionali Bolivariane (FANB) è stata criticata dal vice presidente degli Stati Uniti, Mike Pence.
L’autorità di Washington ha recriminato con il presidente dell’Assemblea nazionale (AN) per lo sprezzo dei fallimenti subiti dopo il suo riconoscimento il 23 gennaio, azioni che non hanno permesso di giustificare l’intervento militare progettato dalla Casa Bianca.
La rivelazione è stata fatta mercoledì dal portale argentino di notizie La Política Online, dove ha descritto che la rimostranza ha avuto luogo nella riunione del sedicente Grupo de Lima, lunedì scorso a Bogotá, in Colombia.
Secondo questo portale, “Pence ha tracciato al presidente “incaricato” Juan Guaidó, una dura diagnosi di tutto ciò che stava fallendo nell’offensiva contro il regime chavista. Il più forte reclamo è stato per la continuità dell’adesione delle FANB al presidente legittimo, Nicolás Maduro.
Guaidó, secondo l’analisi della piattaforma digitale, aveva promesso al governo degli Stati Uniti che se la maggior parte dei leader mondiali lo avesse riconosciuto come presunto presidente del Venezuela, almeno la metà degli ufficiali delle FANB avrebbe disertato, fatto che non è accaduto.
D’altra parte, anche il membro del partito di opposizione Voluntad Popular non ha ottenuto il sostegno del 50% dei 194 paesi che compongono le Nazioni Unite (ONU).
Un’altra delle false affermazioni del parlamentare consisteva nell’assicurare che la base sociale che segue il sistema socialista guidato da Maduro fosse “disintegrata”, un’affermazione anche questa non vera.
Nella capitale della Nueva Granada, il funzionario americano ha anche messo in dubbio l’atteggiamento poco impegnato dei milionari venezuelani che vivono all’estero. Si sperava in un apporto di denaro più consistente per finanziare il passaggio di polizia, militari e politici nella sfera di Guaidó. Finora non è successo “, commenta La Política Online.
Di fronte a questi fatti, importanti centri di decisione internazionale alleati con la presidenza di Donald Trump hanno cominciato ad avvertitre che l’opposizione venezuelana “potrebbe perdere il momento” che presumibilmente aveva guadagnato con l’irruzione di Guaidó.
Da parte sua, il Governo bolivariano ha dichiarato come uno dei principali fallimenti del membro dell’AN insieme agli Stati Uniti l’impossibilità di far entrare nel paese sudamericano il 23 febbraio scorso i presunti aiuti umanitari –come li hanno annunciati- meccanismo impiegato per giustificare l’intervento
Dopo quella sconfitta, Guaidó ha detto che gli avvenimenti di quel giorno “mi costringono a prendere una decisione: proporre alla comunità internazionale in modo formale che dobbiamo tenere aperte tutte le opzioni disponibili per ottenere la liberazione di questa Patria”.
Tuttavia, la proposta è stata respinta dallo stesso Grupo de Lima, che in un comunicato ha insistito sulla permanenza degli attacchi contro il Governo costituzionale e sulla necessità di “distaccarsi” dal capo di Stato venezuelano, solo “senza l’uso della forza”.

Fonte: Prensa Latina

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