Le sanzioni USA contro la Russia accellerano la de-dollarizzazione

Bambini russi con gli aquiloni dei colori della bandiera a Mosca

Le sanzioni finanziarie degli Stati Uniti alla Russia, che vietano alle istituzioni finanziarie statunitensi di acquistare titoli della banca centrale russa, potrebbero accelerare ulteriormente la spinta globale alla de-dollarizzazione, poiché più Paesi cercano di evitare i rischi da un dollaro sempre più armato, affermano gli analisti cinesi.

Poiché le sanzioni finanziarie sono diventate strumento degli Stati Uniti per reprimere altri Paesi e con altro gli Stati Uniti continuamente trasferiscono i propri rischi d’inflazione, durante la pandemia del COVID-19, in tanti potrebbero cercare di ridurre la dipendenza dalle attività in dollari“, aggiungevano gli analisti. Le ultime sanzioni sono state annunciate dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden il 15 aprile come misura di ritorsione contro la Russia per la cosiddetta interferenza elettorale e altre accuse, secondo un rapporto del Wall Street Journal.
L’ordine vieta alle istituzioni finanziarie statunitensi di acquistare nuove obbligazioni direttamente dalla banca centrale, dal Ministero delle Finanze o dal fondo sovrano russo dal 14 giugno e mira a limitare uno dei principali mezzi della Russia per finanziare il governo, affermava il rapporto. Eventuali sanzioni finanziarie contro la Russia saranno limitate, perché il settore finanziario russo ha basso grado di internazionalizzazione, le disponibilità di buoni del Tesoro statunitensi sono scarse e la principale area di finanziamento è l’ Europa, dichiarava Dong Dengxin, direttore del Finance and Securities Institute alla Wuhan University of Science and Technology.

Le sanzioni sono più una mossa simbolica che non avrà impatto reale sull’economia russa, ma sono anche una mossa regressiva in netto contrasto coi principi del libero mercato che Washington sostiene, dichiarava Dong.
Il Ministro delle Finanze russo Anton Siluanov ha affermato che le nuove sanzioni statunitensi significheranno opportunità mancate per i prestatori statunitensi, aggiungendo che si aspettava che la domanda del debito statale della Russia rimanesse elevata.

Le partecipazioni estere dei titoli di Stato della Federazione Russa ammontano a circa 37,56 milioni di dollari, circa il 14% dell’importo totale in circolazione, ma queste obbligazioni sono solitamente negoziate nel mercato secondario e non sono soggette alle sanzioni statunitensi, secondo resoconti mediatici.

“La Cina potrebbe aumentare gli acquisti di titoli di Stato russi, poiché i rendimenti rimangono elevati”, diceva un esperto del settore. La Russia, Paese ricco di energia, potrebbe anche avere altre misure per far fronte alle sanzioni economiche statunitensi, affermava l’esperto. La Russia esclude il dollaro dal suo National Wealth Fund (NWF) da 186 miliardi di dollari, annunciava Siluanov al Forum economico internazionale di San Pietroburgo il 3 giugno, aggiungendo che il NWF investirà invece in euro, yuan e asset auriferi, secondo Reuters. Le modifiche alla NWF dovrebbero avvenire entro il prossimo mese. La Russia potrebbe anche essere presto tentata di abbandonare i contratti sul greggio denominati in dollari se gli Stati Uniti continuano ad imporre sanzioni economiche, affermava un rapporto della CNBC, citando il Viceprimo Ministro Aleksandr Novak.

“In quanto importante esportatore di petrolio, la Russia ha il diritto di modificare le regole commerciali nel settore”, affermava Dong.

La de-dollarizzazione già guadagna slancio a livello globale, poiché molti Paesi affrontano il rischio di un sistema di pagamento globale incentrato sul dollaro e crescente urgenza di trovare alternative. Tra legami volatili e come modo per diversificare il rischio delle attività in dollari USA, la Cina può anche ridurre la proporzione di tali attività acquistando titoli di Stato russi e promuovendo scambi di valuta bilaterali Cina-Russia, osservava Dong. La quota del dollaro nel commercio bilaterale tra Cina e Russia è scesa bruscamente dal 90% nel 2015 al 46% nel primo trimestre del 2020, scendendo per la prima volta al di sotto del 50%, secondo il Financial Times.

Fonte: Global Times – Cina

https://www.globaltimes.cn/index.html