Le filiali Verdi di Washington in Europa

Uncle Sam quando è stato necessario si era travestito da prete, poi da comunista, poi da terrorista…e ora dopo una lunga militanza con il trucco da difensore dei diritti civili, prende le sembianze del paladino della natura. Questo bellissimo intervento della Johnstone chiarisce la base della strategia imperiale: avere in pugno la comunicazione e le aspirazioni politiche degli europei, grazie a falsi capipopolo che promettono sogni ecologici…

di Diana Johnstone*

Il fulcro dell’impero americano è il dominio dell’Europa, direttamente attraverso la NATO e indirettamente attraverso trattati, istituzioni e organizzazioni di élite che creano il consenso politico e scelgono i leader futuri nei paesi europei. La pervasiva influenza americana ha causato un drastico deterioramento delle relazioni tra i paesi dell’Europa occidentale e la Russia.

La Russia è una grande nazione che ha un posto importante nella storia e nella cultura europea. La politica di Washington è di cacciare la Russia dall’Europa al fine di assicurare il proprio dominio sul resto del continente.

Questa politica implica il creare ostilità dove non esistono, e interrompere quelle che dovrebbero essere delle relazioni fruttuose tra Russia e Occidente.

E’ piuttosto evidente a tutti gli osservatori attenti che il commercio tra una Russia ricca di risorse e una Germania altamente industrializzata sia una situazione naturale, vantaggiosa per entrambe, e non da ultimo per la Germania. Un simbolo di quella proficua collaborazione è il gasdotto Nord Stream 2, ora in fase di completamento, che fornirebbe alla Germania e ad altri clienti europei l’indispensabile gas naturale, a prezzi ragionevoli.

Gli Stati Uniti sono determinati a bloccare il completamento e l’entrata in funziona del Nord Stream 2. Gli evidenti motivi sono quelli di bloccare “l’influenza russa”, vendere alla Germania il più caro gas da fracking americano, e alla fine indebolire il sostegno a Putin nella speranza di rimpiazzarlo con una fantoccio americano, come l’alcolizzato Boris Yeltsin che negli anni ’90 ha portato la Russia alla rovina.

Ma per tutti quegli Europei che preferiscono rifiutare il Nord Stream sulla base di un moralismo altisonante, è disponibile una grande quantità di pretesti ampiamente falsi: il voto in Crimea per il ricongiungimento alla Russia (falsamente riportato come una presa di potere militare), l’incredibile saga del non-avvelenamento di Alexey Navalny, e l’ultimo pretesto: una oscura esplosione del 2014 nella Repubblica Ceca che viene improvvisamente attribuita alle stesse due spie russe che, a quanto riportato, non sono riuscite ad avvelenare gli Skipral a Salisbury nel 2018.

Secondo la dottrina liberale che giustifica il “libero mercato” capitalista, l’interesse economico personale porta le persone a fare scelte razionali. Ne consegue che molti osservatori di buon senso abbiano riposto le proprie speranze di un’efficace opposizione alla politica di isolare la Russia fatta da Washington nell’interesse personale dei politici tedeschi, e soprattutto degli imprenditori tedeschi.

Le elezioni di settembre in Germania: pragmatismo contro moralismo

Il prossimo settembre i Tedeschi voteranno per le elezioni parlamentari, che decideranno chi sarà il prossimo Cancelliere, che succederà ad Angela Merkel. In politica estera, la scelta può essere tra pragmatismo e atteggiamento moralista, e per ora non è chiaro chi dei due avrà la meglio sull’altro.

Il moralismo aggressivo ha il suo candidato, Annalena Baerbock, scelta dal partito dei Verdi per essere la prossima Cancelliera. L’ostentazione di moralismo della Baerbock comincia da una paternale alla Russia.

La Baerbock ha 40 anni, più o meno un anno in meno dello stesso partito dei Verdi. Madre di due bambini piccoli, è un ex campionessa di tuffi, e sorride anche quando parla: un’immagine pulita di forma fisica felice e innocente. Parla un inglese fluente che ha imparato in Florida durante un programma di scambio delle scuole superiori, ha studiato diritto internazionale alla London School of Economics, ed è a favore (udite, udite) di una stretta collaborazione con l’amministrazione Biden per salvare il clima e il mondo in generale.

Subito dopo che la Baerbock è stata scelta come candidata dei Verdi, un sondaggio della Kantar la dà in testa rispetto ad un’ampia schiera di candidati, con il 28%, appena davanti al Partito Cristiano Democratico (CDU) della Merkel al 27%. E’ stato però più sorprendente un sondaggio tra gli uomini d’affari fatto dal settimanale Wirtschafts Woche, in cui Annalena Baerbock è risultata di gran lunga la loro favorita.

Ecco i risultati del sondaggio:

Annalena Baerbock: 26.5%
Christian Lindner, FDP: 16.2%
Armin Laschet, CDU: 14.3%
Olaf Scholz, SPD: 10.5%
Indecisi: 32.5%

E’ logico che il liberale FDP (Partito Liberale Democratico) ottenga un buon punteggio tra i manager aziendali. Anche Christian Lindner è a favore di dure sanzioni contro la Russia, il che sta ad indicare che gli uomini d’affari preferiscono i due più anti-russi del gruppo. Ovviamente, devono essere motivati principalmente dalle questioni interne.

Al contrario, il candidato della CDU, Armin Laschet, è un moderato ragionevole, che vuole relazioni più amichevoli con la Russia. Ma si dice che manchi di carisma personale.

Altri due partiti vengono riportati dal sondaggio della KantarDie Linke (Partito della Sinistra) ha ottenuto il 7%. I suoi membri più noti, Sahra Wagenknecht e suo marito Oskar Lafontaine, sono esplicitamente critici nei confronti della NATO e dell’aggressiva politica estera americana. Ma i leader del partito Die Linke, che ripongono le loro piuttosto fragili speranze nell’essere inclusi come minoranza in qualche teorica coalizione di sinistra, prendono le distanze da queste posizioni, che comportano l’esclusione.

Il partito “Alternativa per la Germania” (AfD) è a favore della normalizzazione delle relazioni con la Russia ma, dato che è etichettato come estrema destra, nessun altro partito oserebbe unirsi in una coalizione insieme a loro.

I governi tedeschi si formano attraverso le coalizioni. I Verdi si sono posizionati per andare sia a sinistra (da cui hanno origine) che a destra. Lo storico declino dei Social Democratici (SPD) e la debolezza del Partito della Sinistra rendono più probabile la prospettiva di una coalizione dei Verdi con la CDU. Questa coalizione potrebbe includere l’SPD o l’FDP, a seconda dei voti.

In un paese occidentale dopo l’altro, l’opposizione all’ostile politica della NATO trova opposizione sia a destra che a sinistra dello spettro politico, divise da troppe altre questioni per potersi mettere insieme. Prevale, quindi, il centro conformista e, dato che i tradizionalmente prevalenti CDU e SPD hanno perso sostegno, i Verdi stanno puntando con successo a occupare quel centro.

Il programma dei Verdi: R2P e il Grande Reset

La Baerbock è un prodotto perfetto della selezione transatlantica dei leader. Tra un salto e un altro dal trampolino, il suo interesse professionale è sempre stato sulle relazioni internazionali con una angolazione anglo-americana, tra cui il suo master in diritto internazionale alla London School of Economics.

La sua affiliazione alla gestione transatlantica comprende l’adesione alla German Marshall Fund, al Programma per giovani leader dell’Economic Forum e al Consiglio d’Europa/transatlantico della Fondazione Heinrich Böll del partito dei Verdi.

Su queste basi, è ascesa rapidamente alla leadership del partito dei Verdi, con pochissima esperienza politica e nessuna amministrativa.

I Verdi sono in perfetta armonia con la nuova crociata ideologica dell’amministrazione Biden per rimodellare il mondo secondo il modello americano. Facendo eco al Russiagate – e senza prove – i Verdi accusano la Russia di interferenza ostile in Europa, mentre sostengono la loro stessa interferenza benefica nella politica interna russa in nome di una qualche teorica “opposizione democratica”.

Secondo il loro programma elettorale “La Russia è diventata uno Stato sempre più autoritario, e sta danneggiando sempre più la democrazia e la stabilità nell’Unione Europea e in nei paesi limitrofi che abbiamo in comune”. Allo stesso tempo, i Verdi “vogliono sostenere e intensificare lo scambio” con il movimento democratico in Russia, che secondo loro “sta diventando più forte per i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto”.

I Verdi sono a favore di severe sanzioni contro la Russia e di uno stop totale del Nord Stream 2: “Il progetto del gasdotto non solo è dannoso in termini di politica climatica ed energetica, ma anche dal punto di vista geostrategico (specialmente per la situazione in Ucraina), quindi deve essere fermato”.

I Verdi chiedono anche che il governo russo metta in pratica i suoi impegni nell’ambito degli Accordi di Minsk per porre fine al conflitto in Ucraina orientale, ignorando il fatto che è il rifiuto di mettere in pratica gli accordi da parte del governo di Kiev ad impedire una soluzione.

La Baerbock è a favore di “un intervento umanitario”. I Verdi propongono cosi di cambiare le regole delle Nazioni Unite per consentire di bypassare il potere di veto (che hanno Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Cina e Francia) al fine di utilizzare un intervento militare per “fermare il genocidio”. Il suo entusiasmo per l’R2P (la Responsabilità di Proteggere, usata così efficacemente in Libia per distruggere il paese) suona sicuramente bene alle orecchie dell’amministrazione Biden, in cui l’ex ambasciatore americano presso le Nazioni Unite, Samantha Power, è in cerca di vittime da salvare.

Inutile dire che i Verdi non hanno dimenticato l’Ambiente, e vedono la “neutralità climatica” come “la grande opportunità per la Germania come zona industriale”. Lo sviluppo di “tecnologie per la protezione del clima” dovrebbero “dare slancio a nuovi investimenti”. Il loro programma prevede la creazione dell’“euro digitale”, di “identità digitali” via mobile sicuro e “servizi amministrativi digitali”.

Il programma economico dei Verdi, in effetti, suona molto come il Grande Reset promosso dal World Economic Forum di Davos, con una nuova economia incentrata sul cambiamento climatico, l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione di ogni cosa. Il capitalismo internazionale ha bisogno di innovazione per stimolare gli investimenti produttivi, e il cambiamento climatico fornisce gli incentivi. Come giovane leader del World Economic Forum, la Baerbock ha sicuramente imparato la lezione.

Joschka Fischer, campione di voltagabbana

Quaranta anni fa, i Verdi tedeschi chiedevano la fine della Guerra Fredda e condannavano la “immagini del nemico”, gli stereotipi negativi attribuiti agli ex nemici della Germania. Oggi, i Verdi promuovono le “immagini del nemico” nei confronti dei Russi e contribuiscono per primi alla nuova Guerra Fredda.

La Baerbock non ha dovuto tradire gli ideali dei Verdi: sono già stati completamente traditi da Joschka Fischer prima ancora che lei entrasse nel partito, 22 anni fa.

Fischer era un ex radicale con la parlantina che ha guidato l’ala “realista” dei Verdi tedeschi. La sua nomina a Ministro degli Esteri della Germania nel 1998 fu salutata con entusiasmo dai più alti funzionari americani, malgrado il fatto che non avesse finito la scuola e avesse trascorso la sua giovinezza come combattente di strada della sinistra a Francoforte, non lontano dalle basi americane.

Nel marzo 1999, il Ministro degli Esteri Fischer ha dato prova del suo valore guidando la Germania e il suo “pacifista” partito dei Verdi nei bombardamenti NATO durante la guerra contro la Jugoslavia. Un voltagabbana è prezioso soprattutto in queste circostanze. Molti Verdi contrari alla guerra lasciarono il partito, gli opportunisti, invece, vi ci sono riversati. Fischer ha saputo toccare le corde giuste: la sua motivazione per andare in guerra è stata “mai più una Auschwitz!”, motivazione completamente non pertinente per il problema del Kosovo, ma moralmente minacciosa.

Dalla sua mentore, l’ex Segretario di Stato americano Madeleine Albright, Fischer ha imparato l’arte della “porta girevole”, e nel 2007 è entrato nel business della consulenza con una sua azienda, fornendo consulenza alle aziende su come relazionarsi alle circostanze politiche nei vari paesi. L’opportunismo può essere un’arte. Ha anche collezionato proficui ingaggi per conferenze e dottorati ad honorem dalle università di tutto il mondo, proprio lui che non ha mai preso il diploma di scuola superiore. Da una giovinezza da squatter, è passato ad una villa di lusso nella zona migliore di Berlino, con la quinta moglie, della serie di quelle avvenenti.

Man mano che Fischer diventava più ricco, sempre più prendeva le distanze dalla politica e dai Verdi, ma la candidatura della Baerbock sembra avere ridestato il suo interesse. Il 24 aprile, il Der Spiegel ha pubblicato un’intervista congiunta di Fischer con il leader politico dell’FDP Alexander Graf Lambsdorff, intitolata “Dobbiamo colpire la Russia dove fa più male”. Fischer ha fatto intendere che il suo incontro con Lambsdorff presagiva una possibile integrazione dell’FDP in una coalizione dei Verdi.

Nel frattempo, in Francia

Dall’altra parte del Reno, in Francia, anche i Verdi francesi di Europe Ecologie les Verts (EELV) stanno approfittando della disillusione verso i partiti tradizionali, in particolare verso i Socialisti in via di estinzione e i deboli Repubblicani. I Verdi hanno ottenuto numerosi sindaci grazie alle elezioni a scarsa affluenza durante la pandemia. Hanno causato un certo trambusto prendendosela con gli alberi di Natale (come vittime dell’abbattimento), togliendo la sponsorizzazione ad un aeroclub sulla base del fatto che i bambini non devono più sognare di volare (è dannoso per l’ambiente) e contribuendo con due milioni e mezzo di euro di fondi pubblici alla costruzione di una gigantesca moschea a Strasburgo, sponsorizzata dal Presidente turco Recep Tayyip Erdogan per la promozione dell’Islam in Europa (Strasburgo ha già una mezza dozzina di piccole moschee per la popolazione di immigrati turchi).

Il candidato dell’EELV alle elezioni presidenziali francesi del 2022, Yannick Jadot, si ispira all’attuale popolarità della Baerbock nel pensare alla grande. In un articolo del 15 aprile su Le Monde, Jadot scrive: “Se nell’autunno del 2021 i Verdi arrivano al potere in Germania e nel 2022 ci arrivano anche gli ecologisti francesi, questo contribuirà a creare le condizioni della progressiva affermazione di una linea [forte ed europea] di politica estera e difesa comune…”.

Jadot ha intitolato il suo editoriale “I regimi autoritari non capiscono altro che i rapporti di forza”. “Tutto ciò che capiscono è la forza” è il datato cliché che tirano sempre fuori proprio i poteri che preferiscono usare la forza.

Jadot si lamenta della “crescente aggressività dei regimi autoritari che governano Cina, Russia e anche Turchia” e il fatto che “rendono fragili le nostre democrazie attraverso la diffusione di notizie false” e “comprando le nostre aziende chiave”. Questa è una bella battuta, dato che è noto che gli Stati Uniti sono intervenuti contro Alstom, il produttore francese di energia nucleare, per facilitarne l’acquisto da parte della General Electric. (Vedi “La trappola americana” di Frédéric Pierucci).

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Una cosa che hanno in comune i Verdi francesi e quelli tedeschi è Daniel Cohn-Bendit, che è entrato e uscito da tutt’e due i partiti, spingendo entrambi nelle braccia della NATO e di Washington. Una differenza, invece, è che, mentre i Verdi tedeschi sono nella posizione di poter entrare in una coalizione sia di destra che di sinistra, i Verdi francesi sono ancora identificati con la sinistra, e la sinistra ha scarsissime possibilità di vincere le prossime elezioni presidenziali, anche con un candidato verde…militare.

Biden ha annunciato che il XXI secolo è il secolo della competizione tra Stati Uniti e Cina. Per gli Stati Uniti deve essere sempre una competizione, mai una cooperazione. L’Europa non è in gara: ha perso molto tempo fa. Il ruolo dell’Europa è quello di essere follower, così che gli Stati Uniti possano essere i leader. I Verdi europei aspirano a guidare i follower, ovunque li guidi Washington.

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*Diana Johnstone è una nota scrittrice politica americana trapiantata a Parigi, in Francia. Si concentra principalmente sulla politica europea e sulla politica estera occidentale

Fonte: Consortium News – USA

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