Mosca-Pechino: finito il diktat di Washington

Non sta più in piedi e la giustificazione ufficiale è stata: “…tirava vento.

di Mikhail Gamandij-Egorov

L’ovvio tentativo dell’establishment di Washington d’imporre il ritorno agli affari internazionali unipolari riporta questi ultimi alla triste realtà, per loro, perché semplicemente non ci sarà tale ritorno.

La mentalità da cowboy, specifica di ogni amministrazione statunitense, non intende cambiare. Questo è del tutto evidente oggi. I recenti attacchi verbali delle élite statunitensi a Russia e Cina lo confermano. Detto questo, tali élite atlantiste devono davvero accettare il fatto che il tentativo di reimporre il dominio statunitense e occidentale nelle relazioni internazionali è fallito.

Nel caso della Russia e della sua leadership, la recente uscita verbale di Joe Biden rappresenta solo un approccio rozzo ed indegno di un capo di Stato, tanto più da un paese che continua a pretendersi principale forza del mondo. In tal senso, la risposta del presidente russo era inarrivabile ai rappresentanti degli Stati Uniti. Ma se alcuni pensavano che le ostilità verbali di Washington siano limitate alla Russia, la loro prognosi era, ancora una volta, completamente falsa.

I recentissimi scambi ad alto livello tra rappresentanti statunitensi e cinesi, al contrario, illustrano l’odio di Washington nei confronti di Pechino, che molti analisti ritenevano specifico solo della precedente amministrazione statunitense, ma anche e soprattutto la determinazione della leadership cinese a rispondere con fermezza a tali attacchi. E questo anche adesso, secondo i media dll’establishment politico occidentale. Per The Guardian, “ogni speranza che l’incontro di Anchorage (Alaska) possa ripristinare le relazioni bilaterali (Cina-USA, ndr), dopo anni di tensioni nel commercio, diritti umani e sicurezza informatica durante la presidenza Trump è svanita quando il segretario di Stato nordamericano Antony Blinken e il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan hanno aperto l’incontro con l’alto diplomatico cinese Yang Jiechi (ex-Ministro degli Esteri, ora direttore dell’Ufficio della Commissione Centrale per gli Affari Esteri, ndr.) e il consigliere di Stato Wang Yi (attuale Ministro degli Esteri cinese, ndr.)”.

Il tono accusatorio e condiscendente dei rappresentanti degli Stati Uniti durante questo incontro ha immediatamente spinto  la delegazione cinese a reagire. Per aneddoto, e questo conferma pienamente la nostalgia e il revisionismo delle élite nordamericane, è il riferimento dei rappresentanti statunitensi all‘ordine internazionale e alle leggi che ne derivano.

Ma certo la competizione con la Cina continuerà nelle aree in cui è necessaria, ma la collaborazione avverrà dove sarà necessaria. Sottolineando così che la partnership si avrà dove Washington lo riterrà utile, e sulla base delle condizioni degli Stati Uniti. Questo evidente tentativo di re-imporre l’ordine unipolare ha trovato una  ferma risposta dagli alti funzionari cinesi. “Quando si tratta del tema degli attacchi informatici, per capacità di lanciarli e tecnologie da implementate, gli Stati Uniti ne sono i campioni”, affermava Yang Jiechi. Aggiungendo “che speriamo che parlando di valori universali o di opinione pubblica internazionale dagli Stati Uniti, si chiedano se si sentono rassicurati dicendo tali cose, perché gli Stati Uniti non sono il mondo, ma solo il governo degli Stati Uniti”.

Le risposte degli alti diplomatici cinesi agli attacchi verbali degli Stati Uniti coincidono con la risposta del Presidente Vladimir Poutin, considerata peraltro “splendida” dall’omologo turco Recep Tayyip Erdogan che ha condannato fermamente le dichiarazioni di Biden, uno dei punti principali è stato il dire che troveremo motivi di collaborazione in settori che sono di interesse della Russia, e sulla base di condizioni che corrispondono agli interessi russi. E non il contrario.
Al di là del solito primitivismo della dirigenza nordamericano nel modo di parlare alle controparti, e dalla mentalità da vecchi film sul selvaggio West che non ha nulla a che fare col mondo contemporaneo, l’essenziale è stato effettivamente detto, dalle leadership russa e cinese, in risposta alla nostalgia pro-unipolare e al revisionismo statunitense.

Il messaggio è chiaro: scendi dal tuo piccolo mondo, perché il mondo vero non ti appartiene. Non siete né i suoi portavoce, né il suo gendarme, e non avete la legittimità di parlare a nome della comunità internazionale. È ovviamente più che improbabile che tale mentalità da cowboy ambulante possa essere superata rapidamente: il trattamento necessario deve presumibilmente essere radicale.

Il fatto è che i partigiani del mondo multipolare divenuto realtà non intendono abbassare la guardia, né sminuire gli sforzi, in particolare quelli congiunti, per mostrare proprio agli estimatori del selvaggio West il loro vero posto nel concerto delle nazioni del mondo.

Fonte: Observateur Continental – Francia

http://www.observateurcontinental.fr/