Si comunica con molta tristezza che è morto Alberto Granado


Si comunica con molta tristezza che è morto Alberto Granado

Alberto Granado, l’amico e compagno del guerrigliero Ernesto “Che” Guevara nel suo viaggio di gioventù in motocicletta per Suramérica, è deceduto a L’Avana all’età di 88 anni.

Granado, nato l’ 8 agosto di 1922 a Cordova (Argentina) si è stabilito a Cuba dal 1961, è deceduto di morte naturale, ha spiegato suo figlio, omonimo, Alberto Granato.

Granado, fedele amico di Cuba è stato cremato sabato 5 marzo a L’Avana e le sue ceneri verranno sparse tra Cuba, Argentina e Venezuela, secondo le sue volontà.

Amico d’infanzia del Che, fu il suo compagno nel viaggio che fu intrapreso in motocicletta nel 1952 per tutto il sud America, un’avventura che svegliò la coscienza politica del guerrigliero argentino.

Su “La Poderosa”, la motocicletta di Granado, percorsero buona parte del cono meridionale fino a che, nove mesi dopo, si separarono in Venezuela. Questa avventura fu portata al cinema nel 2004 con il film “Diari di una motocicletta”, diretta dal regista brasiliano Walter Saller ed interpretata per dal messicano Gael García Bernal nella parte del Che e dall’argentino Rodrigo de la Serna in quella di Alberto Granado. Dopo quel viaggio Granado ritornò in Argentina per lavorare come biochimico, professione che pratico anche in Venezuela, ma, dopo il trionfo della rivoluzione cubana, il Che l’invitò a L’Avana e quindi decise di stabilirsi nell’isola con sua moglie, Delia, ed i suoi figli.

Nel 2008 Alberto Granado tornò in Argentina per partecipare alle celebrazioni del 80° anniversario della nascita di Che Guevara nella città di Rosario.

Il suo ultimo viaggio all’esterno è stato in Ecuador alcuni mesi fa. Come ha detto ad EFE il figlio, suo padre fu un “gran rivoluzionario” ed un uomo che amava molto la vita.

(dall’agenzia EFE)

Gli Stati Uniti si sono rimangiati le promesse su Guantánamo con un assordante silenzio mediatico, esteso anche alla morte dei detenuti

Lito – per AmiCuba Isola Ribelle

Per i fornitori ufficiali di libertà e democrazia al resto del mondo, per continuare a rapire o torturare, è sufficiente non farlo in casa, abbassando inoltre la soglia d’informazione. Infine, per interposta entità, strillano e stramazzano accusando altri di essere fuori dalla legalità in fatto di diritti umani.

L’esempio più recente è a Guantánamo, Cuba, campo di reclusione della base navale Delta.

Uscito di scena mischiandosi con la nebbia, l’ex presidente degli Stati Uniti George Bush, poteva solo sperare di passare inosservato al vaglio della storia. Il vero problema però per queste maschere che agiscono in nome del Potere, è che chi ha subito ingiustizia non se la dimentica.…e su indicazione di Bush il giovane, di ingiustizie nel mondo ne devono essere state commesse parecchie. Comunque lui, forse stanco del totale anonimato che meglio si addiceva ad un personaggio senza proprio spessore, ha deciso di mettere il naso fuori dal Texas e dalla Federazione che ha presieduto. E siamo nell’attualità. Il problema è nato quando è trapelata la notizia di un suo prossimo sbarco in Europa, con tappa in Svizzera. Qui, l’Organizzazione Mondiale contro la Tortura di Ginevra, ha chiesto alla magistratura elvetica di aprire un’inchiesta su di lui. Si, perché sembra che autorizzare la tortura, come ad Abu Graib o a Guantánamo, per citare solo i nomi arrivati sui giornali, non sia proprio una prassi accettata da tutti nel mondo. Va bene che una volta passata l’attualità sui media ci si deve dimenticare di tutto, va bene che gli statunitensi non risultano facilmente processabili neppure se scuoiano bambini e poi mettono ad essiccare le pelli al sole, ma qualcuno che di mestiere tiene a mente i nomi dei probabili criminali, continua ad esistere. Chi ha mai visto in prigione gli autori statunitensi, ben 22 condannati, del sequestro italiano di Abu Omar? Chi ha visto in prigione gli autori della strage del Cermis, quella dei piloti serie Top Gun che falciarono i cavi di una teleferica con seguito di vittime? Per citare solo due recenti esempi italiani…Ma sulle malefatte di Bush era ora che qualcuno iniziasse a impostare dei quesiti. Stando forse alla sua doppia presidenza ha accumulato più interrogativi da chiarire di tanti altri. Sta di fatto che in seguito a questa denuncia, poteva rischiare l’arresto una volta arrivato in Svizzera.  Avremmo forse assistito ad un remake della vicenda londinese, dove il fascista e torturatore cileno Pinochet venne arrestato. Conclusione: viaggio e conferenze annullati rapidamente. Probabilmente quindi oltre oceano è stato valutato che esisteva un rischio concreto. Meglio tentare di inabissarsi di nuovo. Meglio non alzare polvere. Proprio in questi stessi giorni inoltre è morto, nel carcere di Guantánamo, l’afgano Awal Malin Gul di 48 anni. Era accusato di terrorismo ed era trattenuto senza che siano mai state portate prove contro di lui fin dal 2002.  Non è il primo detenuto che muore nella galera a stelle e strisce cubana, è il settimo. Cinque si sono suicidati, ufficialmente, un sesto è morto sembrerebbe per un tumore e quest’ultimo, per un attacco di cuore. La faccenda di Bush che annulla il viaggio in Europa e la morte del settimo carcerato di Guantánamo hanno avuto poco rilievo sui mezzi d’informazione, così come poco si è detto della mancata attuazione della promessa elettorale dell’attuale inquilino nero, della Casa Bianca, sulla chiusura del carcere statunitense a Cuba. I difensori  più attenti e sensibili dei diritti umani, non hanno ritenuto di fare battaglie per gli afgani “forse” terroristi, in galera da anni senza accusa, senza difesa, senza diritti. Esseri umani, pare, trattati come se le convenzioni internazionali fossero carta igienica. Le varie organizzazioni sempre attente al povero, singolo, dissidente nel posto giusto, non hanno diffuso la notizia dell’iniziativa dell’Organizzazione Mondiale contro la Tortura. Hanno chiuso gli occhi per anni su Guantánamo. Non parlano mai delle decine di giornalisti e sindacalisti fatti sparire o ammazzati ogni anno in paesi compiacenti con gli interessi imperiali. Nulla dicono di Posada Carriles, attualmente negli Stati Uniti , terrorista internazionale reo confesso di attentati  in Salvador, a Cuba, in Venezuela, a Panama. Non fanno campagne contro le incredibili condanne ai Cinque cubani che si trovano nelle carceri statunitensi da dodici anni. Entità telecomandate.

Contro le minacce a Cuba, la presenza del popolo e la solidarietà internazionale

Contro le minacce, neppure molto velate, di alcuni dirigenti statunitensi su eventuali moti di sollevazione a Cuba, bisogna rispondere facendo ancora più forti i legami di solidarietà internazionali. CUBA NON E’SOLA ! Da oltre cinquant’anni si difende da se e le sue pertinenze estere, ambasciate e consolati, hanno vicine tutte quelle centinaia di associazioni e comitati di solidarietà con Cuba sparsi per il mondo.  Naturalmente moti popolari a Cuba, sull’onda delle rivoluzioni colorate estero-finanziate,  possono esistere solo nei sogni degli anti cubani, ma l’ indicazione di precise date potrebbe comunque eludere ad un’ennesimo attacco contro l’Isola Grande dei Caraibi. Quindi come in una canzone di Carlos Puebla: “ …i cubani dormono con un occhio, ma con l’altro  sorvegliano il fucile sotto il letto…”

Sull’ Escozul e sulla scorretta informazione

Riportiamo un articolo del  Notiziario AmiCuba del 28 ottobre 2010, perchè questo sito ancora non esisteva e perchè su certi argomenti non basta mai la chiarezza.

Come leggerete di seguito, Escozul non è il nome corretto del (bio)farmaco.

L’inserimento nel titolo del termine Escozul è intenzionale, per permettere agli interessati di accedere ad informazioni corrette (solitamente attraverso ricerca nei vari motori condotte sul nominativo Escozul). I contenuti a seguito chiariranno il nome corretto del prodotto farmaceutico.

Cliccare qui sotto per leggere l’ intervista al Dott. José Fraga Castro, Direttore di Labiofam:

Intervista al Dott. Fraga Castro