Le bugie eco-insostenibili

In verde le foreste pluviali nel mondo, tropicali -la maggior parte- e non tropicali

di Lito

Purtroppo non è possibile seguire e contro-informare in merito a tutte le frottole che il sistema diffonde tramite l’industria della comunicazione. Nel nostro piccolo –infinitesimo-, non possiamo che  dare a chi ha dubbi, altre visioni a patto che ne sia alla ricerca e che venga a cadere qui.

Ci rivolgiamo quindi a chi è almeno poco convinto che le Multinazionali dell’informazione dicano sempre il vero e a chi si pone disponibile a ragionar di proprio, dando fiducia a questa fonte, magari dopo avere trovato riscontri in quello che andiamo scrivendo.

…di sicuro da questo spazio web nessuno si ritiene il più bravo, il più informato o quello che deve dare lezioni di “attenzione” agli utenti. Però l’attenzione non possiamo che raccomandarla, visto che ormai con il sistema in declino le bugie si sommano, formando un castello di carta altisssssimo che quando cadrà, lascerà la mascella a terra a tutti quelli che ora scuotono la testa.

Un caso recente, l’Amazzonia: abbiamo trattato da poco su questo sito, qui, l’argomento delle proteste che ormai non vengono più convocate da riconosciuti movimenti politici o sociali, ma direttamente dai telegiornali del sistema. Questi a loro volta citano come richiamo i dispacci delle ONG più famose, quelle che se mostrassero i loro veri bilanci, sarebbero ricacciate a furor di popolo nelle gore putride del decadente potere, dalle quali sono fuoriuscite per contaminare le menti dei buoni di spirito con limitato QI.

Foresta tropicale in Malesia

Abbiamo visto che in questo caso l’eco-convocazione mediatica aveva in realtà più lo scopo di anticipare dei NO all’accordo tra Europa Unita e MercoSur che non quello di scalzare Bolsonaro. Ovviamente nessuno degli eco-manifestanti ha idea del calendario in programma sul tema dell’accordo. Se al governo brasiliano ci fosse stato Lula, sarebbe iniziato l’assedio di Brasilia!

Nelle “convocazioni televisive” non erano comprese neppure delle parole d’ordine costruttive, come la promozione di agende per il controllo del vasto sistema rappresentato dall’Amazzonia, magari vietando alle Multinazionali del comparto agricolo e chimico l’annessione di territori grazie al latifondismo locale, quello si spesso piromane. Il povero Lula, ora in carcere innocente come sappiamo, aveva tentato d’iniziare programmi in tal senso, ma la comunità internazionale, adesso tanto attenta, si era mostrata distratta e il Brasile, che occupa gran parte dell’Amazzonia, da solo poteva unicamente dare prova di buona volontà politica.

Sarà quindi il caso di specificare, in aggiunta all’articolo “Target: Amazzonia in fiamme o accordo UE/MercoSur ?“, che gli autori della propaganda mediatica ripetono una bufala non a caso a raffica, e cioè che l’Amazzonia è «il polmone verde del pianeta»; asserzione fuorviante che sottintende che la foresta amazzonica sia quella che assorbe la maggior parte del CO2 al mondo. Pur essendo una foresta determinante, si tratta di un’affermazione assurda, senza un riferimento dimostrabile. Ma a furia di ripeterla da quello scranno -la tv-, se qualcun’altro dice che non è così, passa per matto.

Sempre gli stessi megafoni continuano a sostenere che la foresta amazzonica brucia in modo talmente veloce da rischiare di sparire. Assurdità su assurdità. Basterebbe ragionare con il buon senso anche solo su un dato di fatto: la foresta amazzonica è una zona umida, molto umida, che può bruciare nel caso solo con estrema lentezza. Non è un bosco grande, è una foresta pluviale! Significa che piove di rimando tantissimo ed è attraversata da migliaia di fiumi, tra cui l’immenso, sottolineo immenso Rio delle Amazzoni (lungo 6.400 km con una larghezza che raggiunge anche i 50 km). Se non vi fidate consultate un’enciclopedia, Wikipedia o quello che volete.

Chiunque abbia anche solo visto ai margini le foreste pluviali, tanto più quelle tropicali, in qualsiasi parte del mondo, ha perfettamente idea di che cosa si parla. Laos, Cambogia, Malesia, Borneo e resto dell’Indonesia, Vietnam, Cina meridionale, Centro America e Africa centrale…

Foresta tropicale nel nord del Vietnam

Le regioni devastate delle immagini televisive non sono della foresta umida, che rappresenta la gran parte dell’Amazzonia, ma sono riprese in zone già deforestate. Infatti qualche mese dopo l’abbattimento degli alberi, la flora tropicale ricresce. Queste zone sono perciò coperte da tronchi abbattuti e da nuovi alberi che, con ancora poche foglie e sottobosco, bruciano più rapidamente.

Foresta tropicale a Lombock in Indonesia

In fine quindi la raccomandazione è quella di assorbire meno informazione iniettata con la forza e con l’inganno, ma mettersi alla ricerca di quella almeno più sensata. Un percorso che consigliamo di fare anche da soli, tanto per cominciare. Dopo un periodo di allenamento, come per ogni attività fisica o intellettuale, non potrete più farne a meno. Sarete refrattari anche alle bugie eco-incompatibili e vi preparerete meglio al crollo prossimo venturo. Naturalmente qui intendiamo il crollo della storia costruita con le migliaia di bufale che dal dopoguerra ad oggi sono state diffuse come verità incontrastabile. Per ora tutto quello che supporta il dubbio o l’informazione opposta, viene eliminato.

Altrimenti alcuni documentari “contro corrente”, soprattutto rispetto alle ferme asserzioni delle solite Multinazionali della comunicazione, non verrebbero continuamente cancellati dai siti che tentano di metterli in rete. Tanto meno è possibile vederli nei festival e solo alcuni addetti ai lavori ci sono riusciti, rimanendo veramente scioccati. (!)

Sud della foresta tropicale amazzonica dal lato argentino dell’Iguazú 

Per fare un esempio, The Great Global Warming Swindle, che forse cercava nel titolo di fare il verso al ben più noto The Great Rock & Roll Swindle, non è praticamente fruibile per vie normali. Solo i pirati del “P2P” riescono a scovarlo. Ne esisteva anche una versione sottotitolata (alla meglio) in italiano, ma non sapremmo dire di più, il nostro aggiornamento in merito risale a oltre un anno fa.

(Le fotografie sono di thingschange.info)