Target: Amazzonia in fiamme o accordo UE/MercoSur?

di Lito

Per specificare a quanti ancora non l’avessero capito, la recente fase d’attacco contro Bolsonaro quale responsabile dei roghi amazzonici è una necessità di chi può imporre messaggi al mondo tramite i media. A tal guisa riportiamo l’incipit di un articolo del 24 agosto scorso del Sole 24ore.

I roghi dell’Amazzonia, e la deforestazione del principale polmone del mondo, diventa terreno di scontro tra Europa e Brasile e minaccia il già sofferto trattato di libero scambio tra Ue e Mercosur, di cui il Brasile è membro con Argentina, Paraguay e Uruguay. Giovedì, il presidente francese Emmanuel Macron aveva internazionalizzato il disastro ambientale con un messaggio su Twitter: «La nostra casa brucia!». Ieri, il premier irlandese, Leo Varadkar, ha alzato la posta eha messo appunto nel mirino l’accordo Ue-Mercosur: «Dublino – ha detto Varadkar – voterà contro il trattato, se il Brasile non rispetterà gli impegni sull’ambiente». La posizione di Varadkar è stata immediatamente sposata da Macron, che l’ha rafforzata con tutto il peso di Parigi. «In queste condizioni, la Francia si oppone all’accordo»...”

Più chiaro di cosi!

Ci sentiamo di dire a tutti quelli scesi in piazza nei giorni scorsi per protestare contro Bolsonaro, che noi che proprio il presidente brasiliano non lo amiamo politicamente, avevamo ben capito che l’obbiettivo non era lui, ma l’accordo Europa/MercoSur. Bolsonaro passa e va, come tutti gli attori utili al loro momento, gli accordi economici restano e soprattutto una volta che hanno cominciato una filiera di programmazione, sono difficili da sradicare. Il Mercosur (o Mercosul) è il mercato comune dell’America meridionale.

Non vogliamo difendere a partito preso tutto il crogiolo di patti sottostanti all’accordo tra Unione Europea e MercoSur, anche perché è vero di fondo che per poter fornire produzioni più ampie di soia o altri prodotti, in Brasile la deforestazione ulteriore resta un rischio da tenere ben presente. Ma il fatto di tentare di bloccarne mediaticamente la conclusione, potrebbe significare spostare acquisizioni ad esempio da altri paesi all’interno dello stesso MercoSur, come l’Argentina, che ha molti problemi in meno rispetto al territorio da dedicare alle colture. Oppure sapere che in un prossimo nuovo Parlamento europeo potrebbero andare quei veti ora invalicabili, all’importazione di soia della serie geneticamente modificata….facendo rizzare i capelli sulla testa dell’uomo dal ciuffo arancione !

Quindi come le crisi umanitarie, anche quelle ecologiche non sono ormai che leve manovrabili a favore di un potere o di quello concorrente.

In questa fase poi, con il Capitalismo delle Multinazionali che ha troppi brividi lungo la schiena, vista l’incapacità ormai acclamata del poliziotto dell’occidente, gli USA, di tenere testa a tutto l’oriente che avanza, scendere in piazza per una motivazione raccomandata dalle pubblicità televisive (o telegiornali che dir si voglia) è quanto meno da infanti politicamente. Abbiamo presente che soprattutto a sinistra e in Europa i bambini della politica sono la maggioranza, ma crediamo che dopo l’appello di Macron e Company, anche questi possano iniziare a dubitare.

La foresta amazzonica brucia praticamente dal dopoguerra e soprattutto le popolazioni native lo hanno sempre denunciato, ma non solo in Brasile, visto che certi confini sono tracciati solo sulle carte perché impossibili da delimitare in loco. Certo a volte di più a volte di meno, ma dopo aver dato potere per anni al latifondismo piromane, pare ormai solo una questione di ordini impartiti da lontano.

Insomma sia i personaggi noti che scendono in campo per dare voce ad azioni per il bene del pianeta, sia i manifestanti convocati dai telegiornali, sia i piromani, tutti sanno quello che devono fare e al momento giusto. Una regia ormai collaudata e ben funzionante, tanto da dare conferma che è pianificata. Quindi, nei fatti, Macron ed ecomanifestanti uniti contro l’accordo Europa/MercoSur.