Un egemone sotto scacco

Non è un articolo recentissimo, ma condensando le valutazioni sull’Impero anglo-americano di Orlov fatte nell’ultimo semestre circa, è da intendersi come una sua previsione sui tempi lunghi, costruita confrontando gli accadimenti in divenire. Le valutazioni sono sempre più mirate nel corso degli ultimi anni; lo sostiene chi segue Orlov da quando, primo tra tutti gli analisti e con notevole anticipo, avvertiva della prossima implosione dell’Impero sovietico.

di Dmitry Orlov

Secondo l’opinione di molti commentatori, in ogni caso intelligenti e ben informati, una guerra tra Stati Uniti e Iran potrebbe scoppiare in qualsiasi momento. Le loro prove a favore di questa teoria consistono in alcune portaerei americane che si suppone siano in rotta verso il Golfo Persico, zona di mare che l’Iran ha minacciato di bloccare in caso di attacco. Per arrivare ad un risultato del genere, l’Iran non dovrebbe comunque fare nessuna azione cinetica; sarebbe sufficiente la minaccia di attaccare qualche petroliera, in modo da annullare la copertura assicurativa, per impedire loro di imbarcare il greggio o di salpare. Una cosa del genere bloccherebbe le consegne di quasi i due terzi di tutto il petrolio trasportato via mare e causerebbe un danno economico veramente impressionante, talmente sbalorditivo che le economie basate sul petrolio delle nazioni importatrici (e persino di quelle esportatrici) potrebbero non riprendersi mai.

Per prima cosa, analizziamo questo tipo di situazione. Dal mio punto di vista, la presenza di portaerei statunitensi nelle vicinanze di un potenziale avversario ben armato come l’Iran, la Cina o la Russia, è un segnale evidente che non ci sarà alcun tipo di escalation militare. La matematica qui è semplice. Per essere efficace in un’azione bellica, una portaerei deve trovarsi in un raggio di 500 km dagli obiettivi che i suoi aerei dovranno bombardare. Questo è il tipico raggio d’azione di un aereo senza rifornimento in volo. Ma, se la suddetta portaerei si avvicina a meno di 1000 km dal suo avversario potenziale, può essere affondata da una numerosa schiera di armi moderne, contro cui non ha difese. Ovviamente, in tali circostanze, il comandante della portaerei eviterà di assumere atteggiamenti anche lontanamente provocatori, mentre farà tutto il possibile per far capire la completa assenza di intenti ostili da parte sua.

Alcuni sostengono (senza nessuna prova) che gli Stati Uniti vorrebbero, a tutti gli effetti, che una delle loro portaerei venisse affondata, in modo da avere il pretesto per un’escalation. Ma in che modo potrebbe avvenire questa escalation? Affondando qualche altra portaerei? Aggiungeteci il fatto che gli Stati Uniti non sembrano più costruire portaerei. Il loro ultimo sforzo, la Gerald R. Ford, che giustamente prende il nome da un presidente “diversamente intelligente,” è costantemente in riparazione, nella speranza che un giorno possa servire a qualcosa. Poi c’è il fatto che gli Stati Uniti non hanno più i soldi per costruire questi giganteschi giocattoli da guerra: per come stanno andando le cose, entro pochi anni l’intero bilancio federale sarà inghiottito dai pagamenti degli interessi sul debito federale.

Apparentemente, è estremamente difficile per gli Americani accettare il fatto che esiste un lungo e crescente elenco di cose che non possono più fare:

• Gli Stati Uniti non riescono più a fare le rivoluzioni colorate. L’Ucraina è un imbarazzo fuori controllo, dove metà della popolazione è pronta a votare per Putin, mentre alcuni oligarchi ebrei molto cattivi si sono praticamente comprati un presidente ebreo. E se l’esempio dell’Ucraina è tragico (attualmente è il paese più povero in Europa), quello del Venezuela è assolutamente farsesco. Lì, un fantoccio addestrato dagli Stati Uniti, di nome Juan Guaidó, se ne va in giro dicendo di essere il presidente fin dal primo di aprile. In questi giorni, quando gli Stati Uniti parlano di “cambio di regime” la gente alza gli occhi al cielo e sospira.

• Gli Stati Uniti non riescono più a mettere in scena attacchi falsi flag e a fare in modo che la gente ci creda. Il cosiddetto attacco con armi chimiche a Douma, in Siria, che era servito a Donald Trump come scusa per l’ultimo inutile bombardamento della Siria (in cui un gruppo di missili da crociera Tomahawk era caduto in mare e un altro era stato abbattuto dalle difese aeree siriane) è stato dimostrato in modo inconfutabile essere un falso. E l’ultimo tentativo del genere, causare qualche danno ad alcune petroliere nel Golfo Persico e tentare di incolpare gli Iraniani, non ha avuto molto seguito, essendo assolutamente ridicolo.

• Gli Stati Uniti non possono più ritirare le proprie truppe. Queste sono bloccate in Afghanistan, dove non hanno più alcun tipo di missione da compiere, ora che i Talebani sono nuovamente vittoriosi. Per poterle ritirare bisogna trovare una sorta di accordo che salvi la faccia, ma qui ci sono due problemi: primo, non sanno come negoziare un accordo del genere, secondo, nessuno vuole negoziare con loro. E così la loro strategia è “marcire sul posto.” Questo è molto brutto, perché c’è la possibilità che evolva in “abbandono sul posto,” smettere di rifornire le truppe quando finiscono i soldi. Oltre a salvare la faccia e a far sembrare la ritirata qualcosa di diverso da una disfatta, ci sono alcune considerazioni pratiche sulla fattibilità del rimpatrio dell’equipaggiamento pesante. Ce n’è troppo per il trasporto via aerea. È arrivato lì attraverso la Russia, ma chiedere nuovamente l’aiuto della Russia sarebbe troppo umiliante. Potrebbe forse essere recuperato attraverso il Pakistan, ma le relazioni USA-Pakistan sono in pessime condizioni. Lasciare tutte le attrezzature in loco renderebbe i Talebani molto ben equipaggiati, e questo sarebbe uno scandalo internazionale. Infine, la scelta migliore sarebbe quella di distruggere tutto il materiale sul posto, ma la cosa farebbe un’impressione terribile, sia in patria che all’estero. Ma l’Afghanistan è solo la punta dell’iceberg: ci sono oltre 1000 basi militari statunitensi in tutto il mondo che dovranno essere smantellate e abbandonate perché, come ho già detto, fra pochi anni gli Stati Uniti avranno un budget per la difesa nazionale pari esattamente a 0 dollari, essendo l’intero bilancio federale stato inghiottito dai pagamenti degli interessi sul debito nazionale.

• Gli Stati Uniti non possono più combattere guerre commerciali. Quella con la Cina è andata a rotoli in modo spettacolare. La strategia cinese è sempre stata quella di guadagnare tempo, senza mai accettare accordi di sorta, mentre si ingegnava, in modo febbrile, sul come sostituire gli Stati Uniti nel suo, veramente imponente, commercio internazionale. Ad ogni passo, gli Stati Uniti, come risultato, hanno sempre aiutato la Cina, danneggiando contemporaneamente i propri interessi. Qui ci sarebbe troppo da approfondire, quindi ecco solo tre punti salienti. In primo luogo, gli agricoltori statunitensi sono destinati alla bancarotta perché la loro soia contaminata da OGM viene sostituita dalla soia russa ecologicamente free (gli OGM sono illegali in Russia), con importanti benefici per la salute dei Cinesi. In secondo luogo, le sanzioni contro Huawei, che produce la metà degli smartphone e molto altro, hanno tagliato fuori gli Stati Uniti dai prossimi e importanti progressi nella tecnologia di rete. E, a causa della recente decisione di Google di non supportare le versioni future dei telefoni Huawei o di fornire aggiornamenti a quelli attuali, gli smartphone non utilizzeranno più Android, estromettendo gli Stati Uniti dal grosso del mercato degli smartphone. Terzo, la prossima serie di contromisure cinesi, il divieto per le esportazioni di terre rare, manderà a monte le speranze degli Stati Uniti di continuare la produzione di tecnologie energetiche alternative, auto elettriche, semiconduttori e molto altro. Infine, gli Americani finiranno con il pagare caro la loro follia di credere di poter ancora resistere economicamente alla Cina in presenza tassi di interesse molto più alti: la Cina continuerà a vendere quote del debito federale statunitense (ne ha per oltre 1 trilione di dollari), facendo salire il tasso di interesse che gli Stati Uniti devono pagare per continuare a indebitarsi sempre di più (e devono farlo per evitare il default sul debito esistente).

Quindi, cosa possono ancora fare gli Stati Uniti? La risposta, penso, è ovvia: gli Stati Uniti sono ancora perfettamente in grado di causare disastri umanitari. Lo Yemen, dove si sta perpetuando una guerra civile usando armi statunitensi e con la partecipazione di consiglieri militari statunitensi, è forse il caso peggiore. C’è anche il campo profughi di Rukhban in Siria, nei pressi della base militare americana di At Tanf, dove i radicali islamisti, sostenuti dagli Stati Uniti, stanno usando i Siriani sfollati come scudi umani. Ci sono le sanzioni economiche contro il Venezuela, che stanno causando un notevole disagio alla popolazione del paese. Ad essere onesti, gli Stati Uniti stanno causando disastri umanitari anche sul proprio territorio: se si guardano le popolazioni in continuo aumento dei senzatetto di Los Angeles, San Francisco, Seattle e altrove, o si analizzano le statistiche sui suicidi, sulle tossicodipendenze e sulle morti per overdose, o si tiene conto del fatto che oltre 100 milioni di persone in età lavorativa negli Stati Uniti sono disoccupate, diventa chiaro che gli Stati Uniti non solo stanno fallendo in tutto il mondo, ma hanno anche un’emorragia interna.

Tutto questo può sembrare deprimente, ma, in realtà, c’è qualcosa per cui festeggiare. È accaduto numerose volte nella storia che, durante il crollo degli imperi, scoppiassero imponenti conflitti militari, con enormi perdite di vite umane. Quello che stiamo osservando adesso è però qualcosa di molto diverso: per gli Stati Uniti, un conflitto importante è diventato impensabile, mentre nessuna delle altre grandi potenze mondiali è particolarmente desiderosa di iniziare una guerra e tutto quello che fanno riguarda lo sviluppo economico e la cooperazione. Questo è qualcosa di cui dovremmo essere abbastanza felici: l’ex egemone globale sta andando giù senza opporre molta resistenza, mentre il resto del mondo va avanti. Certo, potreste comunque sentirvi depressi per il modo in cui le cose negli Stati Uniti vanno di male in peggio, ma qui potrebbe essere d’aiuto il vedere le cose in un modo po’ diverso. Si tratta di una tecnica assai speciale, che le persone hanno impiegato per secoli, tutte le volte che si presentavano circostanze del genere. Si chiama “fregarsene altamente.”

Fonte: cluborlov

http://cluborlov.blogspot.com/2019/05/a-hegemon-checkmated.html