Diego Garcia: sfratto dell’ONU all’Impero

Avevamo già accennato, in uno dei nostri primi articoli, alla possibile fine del possesso da parte dell’Impero anglofono dell’ isola di Diego Garcia.* Dal punto di vista del controllo dei traffici marittimi e soprattutto da quello militare, la fine di questo possedimento innescherebbe (innescherà?) una grande novità sullo scacchiere geopolitico mondiale. Il monitoraggio e il controllo dei mari connessi all’Oceano Indiano assumeranno una grande importanza nel prossimo futuro, come gli scellerati attentati in Sri Lanka ci hanno appena anticipato.

Nel libro Island of Shame: The Secret History of the U.S. Military Base on Diego Garcia, Princeton University Press, 2011 (L’Isola della vergogna: storia segreta della base militare di Diego Garcia), David Vine ha dimostrato che in realtà il Regno Unito ha ceduto alle pressioni USA che, nel 1958, con lo Strategic Island Concept (Concetto di Isola Strategica) avevano individuato un certo numero di isole di cui avevano bisogno per controllare gli oceani e per contenere l’Unione Sovietica.

Il 22 maggio 2019 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ingiunto al Regno Unito di Gran Bretagna e d’Irlanda del Nord di lasciare entro sei mesi l’arcipelago delle Chagos, occupato illegalmente, e di restituirlo alla Repubblica di Maurizio (Isole Mauritius).

La Corte Internazionale di Giustizia, alla quale il 22 giugno 2017 l’Assemblea Generale aveva chiesto di stabilire le ragioni fra Repubblica di Maurizio e Regno Unito, ha deciso che il regno colonialista aveva contraffatto le carte dell’indipendenza di Maurizio, segmentandone con il raggiro il territorio.

Quindi con la recentissima risoluzione del 22 maggio 2019, l’Assemblea Generale ingiunge al Regno Unito di permettere agli abitanti delle isole Chagos di tornare nel territorio che erano stati costretti a lasciare, compresa Diego Garcia.

La risoluzione è stata adottata con 116 voti a favore, 6 contrari (Australia, Stati Uniti, Ungheria, Israele, Maldive, Regno Unito) e 56 astensioni (fra cui Germania e Francia).

Si tratta di una questione particolarmente sensibile: se il Regno Unito dovesse restituire l’arcipelago delle Chagos, la concessione sottoscritta fino al 2036 agli Stati Uniti per installare una gigantesca base militare sull’isola di Diego Garcia diventerebbe nulla, non avendo avuto il Regno Unito titolo per firmarla. Viene riportato che il Pentagono abbia speso 3 miliardi di dollari per costruire la base dall’idilliaco se non ridicolo nome di “Camp Justice”. La base ospita, viene riportato da molte fonti, una prigione segreta della CIA. L’intera Diego Garcia è sottoposta a misure di sicurezza molto oculate e ospita 1.000 militari e circa 2.500 contrattisti (paramilitari mercenari). La gestione logistica e le pulizie sono affidate a filippini, con basi salariali bassissime.

Le isole Chagos non sono state l’unica acquisizione totale di territorio da parte dell’Impero anglofono.

Furono ordinate le espulsioni delle popolazioni di Pearl Harbor (1887), Guam (1889), Panama (1831), Attu (1942), Vieques (1942), Culebra (1948), Okinawa (1948), Thule (1953) e Marshall (1960).

Secondo alcuni organi di stampa che riportano -in piccolo- la notizia su Diego Garcia, il “verdetto” dell’ONU non sarebbe vincolante. Viene fatto il parallelismo tra le votazioni dell’Assemblea Generale sul blocco statunitense contro Cuba, che ormai da tantissimi anni sono favorevoli all’isola caraibica, ma non riescono a costringere gli USA a terminare la pratica genocida.

Vedremo cosa potrà seguire a questa intimazione di sfratto dalle “Chagos”.

*https://amicuba.altervista.org/blog/?p=7922

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