Abbandonati i disertori delle FANB del 23 febbraio – Ennesimo crack del “Piano Guaidó”

Disertori delle FANB lasciati in Colobmia al loro destino…

Nel contesto del 23 febbraio, tra i principali obiettivi della strategia statunitense vi era il tentativo d’incoraggiare la diserzione del maggior numero possibile di militari delle Forze Armate Nazionali Bolivariane (FANB) presso l’opposizione, il cui volto più noto oggi è quello di Juan Guaidó. Si riuscì ad avere un gruppetto che passava il confine colombiano-venezuelano, ricevuto al momento da Volunted Popular e alcuni altri deputati. Costoro, alla fine di questo passo, secondo i dati imprecisi del Ministero degli Esteri colombiano, non arrivavano a un migliaio, traducendosi in una percentuale infima delle FANB, che comprendono circa 230.000 soldati. Promisero a quel gruppo di disertori alloggi, ospedali e alimenti a Cúcuta e dintorni, in cambio dovevano disporsi al finto comando diretto di Guaidó che però, dopo un breve tour latinoamericano, tornava in Venezuela senza occuparsi di questi militari.

Da allora, i colombiani che vivono nella città di Norte de Santander al confine, riferivano che i disertori membri di “La Resistencia” agivano con violenze, e il sindaco della municipalità di Villa del Rosario, Pepe Ruiz, domandava: “Chiedo alla forza pubblica di attuare le rispettive operazioni per assicurare pace e sicurezza degli abitanti della zona di confine e delle persone che quotidianamente circolano nel luogo”. Nel frattempo, all’ONU, l’ambasciatore del Venezuela Samuel Moncada svelava la creazione da parte di Elliott Abrams (Dipartimento di Stato USA-ndt.) di un esercito mercenario con “disertori venezuelani” come cortina di un’operazione da guerra irregolare; tuttavia, dopo che tale contingente di ex-FANB si scopriva “alla deriva e in attesa del presidente Guaidó”, le cose non andavano come Washington sperava.

Abbandonati davanti al futuro
Questo fine settimana alcuni disertori si riunivano per manifestare scontento sulla loro situazione di rifugiati nelle strutture dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Uno dei portavoce, l’ex-sergente Luis González Hernández, aveva detto alla W Radio (vedi foto) che l’agenzia aveva chiesto di scacciare tale contingente dalle strutture prestate alla squadra di Juan Guaidó e alla Colombia. La richiesta più urgente, oltre a una risposta sulla situazione dei disertori, era la richiesta della “presenza diretta di Guaidó” per sapere come si comporterà col suo presunto esercito privato. José Manuel Olivares e Gabriela Arellano, inviati dall’Assemblea Nazionale decaduta a Cúcuta e Villa del Rosario, “non hanno risolto nulla”. La negligenza che l’opposizione venezuelana mostra verso tale gruppo, i cui componenti erano stati esplicitamente esortati ad aderire, è il sintomo preciso della denuncia dei disertori a Guaidó sordo sulle loro richieste. Licenziati ed abbandonati in Colombia senza molta attenzione dalle autorità locali e dall’UNHCR, ora cercano il sostegno dei media colombiani per attirare l’attenzione dell’opposizione venezuelana e degli Stati Uniti, poiché non ricevono risposte dai canali regolari. A causa di tale scandalo, precipitato dopo le cattive strategie di Washington, il ministero degli Esteri della Colombia è costretto, su pressione, a rilasciare una dichiarazione sulla situazione dei disertori, avvertendo che, nonostante li abbia aiutati, il governo Duque avrebbe avuto bisogno di aiuti dalla “comunità internazionale”.
Non avendo alternative oltre i proclami della cancelleria colombiana, ora risalta l’immagine proiettata da tale situazione, di negligenza ed abbandono di un gruppo di disertori messosi a disposizione del “governo parallelo”. La mossa di Guaidó e del suo team avviene nel vuoto che sta lasciando il capo dell’antichavismo verso i suoi seguaci, continuamente ingannati, confusi e abbandonati da una strategia del caos da sempre dominata dall’establishment nordamericano. In altre occasioni, la dirigenza dell’opposizione aveva sfruttato le aspettative dei suoi elettori e sostenitori, dando speranze e possibilità nei successivi cambi di regime, poi non concretizzatisi. Da quando Nicolás Maduro ha assunto la presidenza della Repubblica Bolivariana nel 2013, nessuno degli scenari golpisti promessi dall’anti-Chavismo si è potuto concretizzare. Così, il messaggio che viene dato alle FANB è corretto, avendo come strategia la disintegrare della forza e della coesione dell’esercito venezuelano. Il cambio di regime, quindi, appare sempre più lontano, nella situazione intrecciata con l’aspettativa di una guerra irregolare con dei disertori allo sbando; una prospettiva che parrebbe svanire.

Fonte: Misión Verdad – Venezuela

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