Colonialismo a 35 millimetri

 

 

 

di Nestor Cori*

Nel 1953, il celeberrimo regista Cecil B. De Mille accettò di diventare il consigliere speciale del governo statunitense in materia di cinema entrando a far parte del Motion Picture Service (MPS), organismo precursore della campagna di consenso che gli Stati Uniti andavano diffondendo in quella parte di mondo che avrebbero dominato nei decenni a venire. Il western world. Per chiarire ai meno attenti chi era questo artista, di De Mille basta citare anche solo le regie de I dieci comandamenti o La conquista del west.

Il notissimo regista e produttore si presentò su chiamata nell’ufficio del responsabile politico, C.D. Douglas, che più tardi sappiamo scriverà: “…De Mille è completamente della nostra parte ed è molto cosciente del potere che i films nordamericani hanno all’estero. Ha una teoria che condivido pienamente, secondo la quale l’utilizzo più efficace dei films americani non si ottiene con il progetto di un titolo completo che abbordi un problema determinato ma piuttosto con l’introduzione in un’opera di normale fruizione, di un frammento di dialogo appropriato, di una risposta ingegnosa, di un’inflessione efficace della voce, di uno sguardo preciso. Mi ha detto che ogni volta che gli metterò nelle mani un tema specifico per un paese o una regione determinata, lui troverà la maniera di trattarlo e di nasconderlo in un film”.

Il Motion Picture Service, ingrassato con finanziamenti governativi si era spinto fino al punto di trasformarsi in una vera impresa di produzione cinematografica. Ha di fatto dato lavoro a produttori che, analizzati e controllati in anticipo, si vedevano assegnare pellicole che promuovevano obiettivi propagandistici degli Stati Uniti e che dovevano arrivare ad un pubblico che bisognava influenzare attraverso il cinema. Il Motion Pictures Service consigliava poi, in seconda battuta, gli organismi segreti delocalizzati sui metodi più appropriati per la distribuzione dei films nel mercato internazionale.  Si occupava inoltre di promuovere la partecipazione statunitense nei diversi festival che si svolgevano all’estero e lavorava gelosamente per escludere quei produttori statunitensi e quei films che non appoggiavano la politica estera del paese. Questo sistema d’indottrinamento per imporre agli indigeni di altre nazioni lo stile di vita nord americano, era figlio del periodo di maccartismo in via di chiusura negli Stati Uniti ed in vigore dai tardi anni ’40. Durante il maccartismo, o caccia alle streghe, molti intellettuali, registi e produttori erano scappati da Hollywood, da Chaplin a Welles… Poi la nomenclatura capitalista decise di non esasperare i toni in maniera esponenziale a tutto svantaggio dell’immagine di paese della libertà. Si usarono solo dalla metà degli anni ’50 altri metodi. In pratica la censura poteva essere preventiva e non punitiva. Il pilotaggio delle produzioni ed i metodi di distribuzione riuscivano benissimo a sovrapporsi all’eliminazione dal mercato dell’artista…. scomodo, anche a costo di rischiare l’apertura di brecce nel sistema. Infatti per tutto il periodo di dominio culturale dei poteri espressi dal cinema hollywoodiano, a fugaci ondate e con grandi meriti si sono mossi i registi ed i produttori liberals.

Se siano stati solo sopportati e mal digeriti o se siano stati inconsapevolmente funzionali al potere che nel frattempo giocoforza mutava, è storicamente presto per dirlo. Una cosa è certa, fino alla fine dello stars system, fino alla sopraggiunte necessità di controllare con diverse metodiche la produzione di consenso, fino ad oggi cioè, all’alba del sovvertimento in atto, i metodi sono sempre stati gli stessi inaugurati nel lontano ’53 dalla Motion Picture Service.

Ecco come in tutto l’occidente, a partire da quegli anni,  è stato condizionato il futuro. Quello che ora è il presente.

Precedentemente il sistema del consenso, con gli “indigeni”, l’aveva usato la Chiesa di Roma secoli addietro. Prima arrivavano i missionari in proprio nome e con le più lodevoli intenzioni. Si suppone che la maggior parte di loro fosse mossa veramente da fede e sentimento umano, ma poi sbarcavano le truppe dei conquistatori, non più mandate dalla Chiesa ma dagli imperi, nei quali i vertici religiosi erano però parte integrante.

Di fatto the same old story!

Il Colonialismo culturale di oggi, dove la televisione ed altro hanno superato il cinema, sono l’esempio raffinato del metodo di dominio.

*Autore di THINGS CHANGE