Lo strano caso Khashoggi








Afghanistan 1988, Jamal Kashoggi 
con i "ribelli" di Bin Laden.

di Nestor Cori*

Il caso è iniziato da due mesi con la diffusione, davvero poco usuale, di una notizia bomba lanciata dalla stampa statunitense, quella stampa molto ma molto prostrata ai piedi del potere profondo anglo-nordamericano. Si tratta di una bordata più che rara nei confronti di un pilastro d’appoggio fondamentale per gli U.S.A. in medio oriente: la casa dei Saud.

Il 2 ottobre 2018 Mohamad Bin Salman avrebbe fatto assassinare nel consolato saudita di Istanbul uno degli accoliti del principe al-Waleed Bin Talal, il “giornalista” Jamal Khashoggi, violando tra l’altro, come appendice all’efferatezza, l’articolo 55 della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari.

Tutti, ma proprio tutti, compresi i cosiddetti mezzi d’informazione alternativi, o progressisti, o di sinistra….in Italia, definiscono Jamal Khashoggi sempre e solo il “giornalista” di origine saudita del Washington Post.

Caspita!

Certo per esserlo lo era, un giornalista. Tant’é vero che da giovane, quando aveva circa 25 anni, il “giornalista” aveva fatto uno scoop eccezionale; nel ’87 aveva intervistato nientemeno che Osama Bin Laden in Afghanistan. Diciamo che per arrivare fino a lì aveva avuto aperture o almeno appoggi da parte di una certa “politica mondiale” che conta. In seguito si permise, come editore del giornale saudita Al Watan,  di pubblicare anche un articolo in cui si criticava il wahabismo in Arabia Saudita. Il paragone con un editoriale contro il Papa sull’Osservatore romano sarebbe calzante! L’incredibile quindi, è che non sia stato eliminato allora.

Quello che viene nascosto, non raccontato o travisato sul personaggio, è però molto più clamoroso di questi fatti trascorsi così poco noti. Non si racconta chi era veramente, chi è stato in realtà nella sua vita. Per prima cosa Khashoggi era il nipote di Adnan Khashoggi, il più grande trafficante di armi mediorientale della storia. Fra l’altro lo zio mercante d’armi, fu anche quello che equipaggiò l’aeronautica militare saudita e poi rifornì per conto del Pentagono l’Iran sciita contro l’Iraq sunnita. Lo zio, era stato anche il famoso mercante d’armi dell’affare Iran-Contras e veniva considerato nei primi anni Ottanta come l’uomo più ricco del mondo.

Il medico personale del vecchio re Abdul Aziz era il nonno di Khashoggi. Samira Khashoggi, sua zia, è la madre di Dodi Al-Fayed, quello schiantatosi in auto a Parigi ( 1997 Salpêtrière, Parigi, Francia) e secondo alcuni eliminato con la compagna, la principessa britannica Lady Diana. Dodi, stando alle tesi di alcuni ricercatori, sarebbe stato il continuatore dell’attività di famiglia, il mercato delle armi. Ecco nel caso, che la tragica fine della principessa, sarebbe meno da romanzo e più da thriller, tinta quindi di giallo-polvere da sparo.

Jamal Khashoggi era stato coinvolto nel colpo di Palazzo che il vecchio principe al-Waleed stava preparando contro Mohamad Bin Salman.

Pare che Khashoggi si posizionò dall’esilio statunitense al servizio del principe Al-Waleed bin Talal, che perdendo la “guerra di successione” fu a lungo torturato al Ritz-Carlton di Riyadh durante il colpo di Stato del novembre 2017. Secondo ricostruzioni giornalistiche non confermabili, sicari del reggente Salman prima gli mozzarono le dita, poi lo smembrarono e presentarono la sua testa al loro padrone.

Per prima cosa, visti i precedenti di cui certamente era a conoscenza, non si capisce come mai lui abbia deciso di andare di propria iniziativa in pasto al leone di Saud.

Inoltre proprio non si capisce perché queste nostre  affermazioni -verificabili- sulla storia del personaggio Kashoggi non siano state divulgate (al momento della sua presunta morte), da quel giornalismo sempre incline al gossip verso qualsiasi individuo di minima notorietà. Forse essendo l’Arabia Saudita, con i sodali d’Israele, il centro di controllo dell’area di produzione dell’oro nero per le multinazionali nordamericane, non è gradita troppa pubblicità storica.

In genere i racconti fuori linea rischiano di presentare fatti e persone sotto un profilo diverso da quello che deve essere recepito da coloro che sono stati allevati per essere “senza senso critico”.

Complimenti ai “nostri giornalisti indipendenti”.

*Autore di THINGS CHANGE