La NATO per porre fine alla guerra in Ucraina?

Sarebbe come dire: assumiamo i piromani per spegnere gli incendi

Ucraina, etnie e lingue

di Finian Cunningham*

L’accondiscendenza e l’interferenza in Ucraina da parte degli Americani e dei loro alleati della NATO è stata criminalmente sconsiderata e sta portando ad un lento, straziante conflitto da terra bruciata. I piromani devono andarsene. O la Russia dovrà agire.

Prima di entrare in politica per diventare Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky era meglio conosciuto come comico televisivo. Sembra aver conservato il suo talento per il farsesco. Questa settimana [quella dal 5 all’11 aprile] ha chiesto all’alleanza militare della NATO di accelerare l’adesione dell’Ucraina, quale modo migliore per porre fine alla guerra nel Paese.

Zelensky ha assurdamente affermato che l’Ucraina stava affrontando “l’aggressione russa” che, ha detto, costituiva “una seria minaccia alla sicurezza di tutti i membri della NATO e di tutta l’Europa“.

In una telefonata con Jens Stoltenberg, il capo civile (*) della NATO, il Presidente ucraino ha affermato che l’adesione all’alleanza avrebbe inviato “un segnale reale alla Russia“. E ha chiesto un maggiore dispiegamento di forze della NATO nella regione del Mar Nero.

I commenti decisamente poco divertenti di Zelensky su come porre fine alla guerra nell’Ucraina orientale sono lontani da un dettame di pace. Essi comportano l’opposto: il conflitto, da lungo tempo in corso, esploderebbe in una guerra su larga scala tra la Russia e il blocco NATO guidato dagli Stati Uniti. Il suo appello alla NATO di porre fine alla guerra equivale a chiedere a un piromane di spegnere un incendio.

Stoltenberg è sembrato solidale, dichiarando il “fermo sostegno” alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina. C’è stata anche una raffica di dichiarazioni simili da parte del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, del Premier britannico Boris Johnson e dall’Unione Europea.

Ma questa è una vuota presa di posizione. Nessuno sano di mente potrebbe accettare l’appello di Zelensky ad unirsi alla NATO. Data la sua dottrina di difesa collettiva, l’adesione dell’Ucraina trascinerebbe inevitabilmente l’alleanza militare in una guerra contro i separatisti dell’Ucraina orientale, nota anche come Donbass, sostenuti dalla Russia. Mosca ha costantemente avvertito che è inammissibile, per i suoi interessi di sicurezza nazionale, che l’ex repubblica sovietica si unisca alla NATO.

Il problema è che i media occidentali e i think-tank pro-NATO stanno costruendo una narrazione che combina confusione e scarsa capacità di giudizio. Diversi rapporti dei media nelle ultime settimane danno credito alle affermazioni di Zelensky e del governo a Kiev, secondo cui l’accumulo di forze russe lungo il confine con l’Ucraina rappresenta una minaccia. Mosca ha detto che le forze all’interno dei suoi confini non sono una minaccia per nessuno e le manovre sono una legittima questione interna.

Ma questo non ha fermato i “guru” occidentali dal sommare due più due per fare cinque. Il Consiglio Atlantico, strettamente allineato con la NATO, questa settimana [quella dal 5 al 11 aprile] ha accusato il Presidente russo Vladimir Putin di “testare” la risolutezza dell’amministrazione Biden e il suo sostegno al regime di Kiev. Il Consiglio ha lanciato allarmi chiedendosi se la Russia stesse per invadere l’Ucraina. Il resoconto dei media occidentali sta così alimentando la narrazione evocata dai nazionalisti ucraini anti-russi.

E l’accondiscendenza incauta verso Kiev da parte di Biden, di Johnson, di Stoltenberg e dell’Unione Europea sta ulteriormente incoraggiando l’intransigenza di Kiev a non risolvere il conflitto attuando gli accordi di pace di Minsk del 2015. Quell’accordo che Kiev ha firmato – e del quale Russia, Germania e Francia erano sponsor non partecipanti – obbligava la concessione dell’autonomia regionale al Donbass. Il regime di Kiev ha fermamente rifiutato di attuare l’accordo e quindi il conflitto è andato avanti.

Ricordiamoci, tuttavia, come siamo arrivati a questa sciagurata situazione. Un colpo di Stato, sostenuto dalla NATO nel febbraio 2014 contro un Presidente [legittimamente] eletto, ha portato al potere un regime ultranazionalista a Kiev. Ha poi lanciato una campagna violenta contro il popolo russofono in Crimea e nel Donbass. Nel marzo 2014, a seguito di un referendum (che l’Occidente ha ripetutamente etichettato come “annessione”), la Crimea ha scelto di unirsi alla [di fatto, tornare nella] Federazione Russa mentre la regione del Donbass ha avviato una resistenza armata contro l’offensiva condotta dalle forze armate ucraine e dalle assortite brigate neonaziste.

La guerra in Ucraina è ora nel suo settimo anno senza alcun segno di fine. Anzi, ci sono segnali che potrebbe intensificarsi. Da quando nel 2008 la NATO ha iniziato a corteggiare l’Ucraina per l’adesione, insieme alla Georgia, il Paese è stato gettato nell’instabilità e nella violenza.

Rapporti affidabili dal Donbass indicano che l’esplosione di violenza nelle ultime settimane è stata istigata dalle forze del regime di Kiev, senza dubbio come una manovra per coinvolgere il sostegno della NATO.

Le comunità del Donbass sono state tagliate fuori dalla fornitura di elettricità e acqua, a causa dei bombardamenti dell’esercito ucraino sui servizi pubblici. Il 2 aprile, a quanto si dice, un bambino di cinque anni è stato ucciso in un attacco con droni ad Aleksandrovskoye. L’aggressore non è la milizia del Donbass, e ancor meno la Russia. È il regime di Kiev che è stato incoraggiato dal sostegno della NATO.

Questa settimana [quella dal 5 all’11 aprile] si sono intensificati i bombardamenti sulle aree civili nella città di Donetsk. Denis Pushilin, il Presidente della Repubblica auto-dichiarata di Donetsk, dice che le violazioni della sicurezza da parte delle forze del regime di Kiev sostenute dalla NATO stanno aumentando “esponenzialmente”.

Va notato che le violazioni di un traballante cessate il fuoco nell’Ucraina orientale sono iniziate nel periodo in cui la nuova amministrazione Biden ha annunciato di accordare all’Ucraina 125 milioni di dollari in aiuti militari letali. Altri 150 milioni di dollari di sostegno militare degli Stati Uniti sono in attesa di essere consegnati alla fine di quest’anno. Nel complesso, dal 2014, anno in cui l’attuale regime di Kiev ha preso il potere e Joe Biden era Vicepresidente dell’amministrazione Obama, Washington ha fornito all’Ucraina almeno 1 miliardo di dollari in armi.

Nel contesto attuale di una crisi umanitaria in corso nel Donbass, c’è da meravigliarsi che la Russia stia spostando le sue forze al confine con l’Ucraina? La Russia ha secoli di eredità culturale condivisa con persone che vengono uccise nelle loro case. L’ultima volta che si è profilato uno scenario così vile è stato durante l’olocausto nazista attivato dai nazionalisti ucraini anti-russi.

Indipendentemente dalle ciniche distorsioni e disinformazione messe in giro dai media occidentali e dai think-tank della NATO, Mosca ha il giusto obbligo di proteggere i suoi fratelli etnici.

Washington e la NATO potrebbero non essere così avventati da garantire all’Ucraina l’adesione alla loro alleanza militare. Questo significherebbe una catastrofe e loro lo sanno. Tuttavia, l’accondiscendenza e l’interferenza in Ucraina da parte degli Americani e dei loro alleati della NATO è criminalmente sconsiderata e sta portando ad un lento, straziante conflitto di terra bruciata. I piromani devono andarsene. O la Russia dovrà agire.

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*Finian CUNNINGHAM è un redattore e scrittore per i principali organi di informazione, autore di numerosi scritti su affari internazionali, con articoli pubblicati in diverse lingue.

Fonte: Strategic Culture Foundation – Russia

https://www.strategic-culture.org/