Elezioni USA – Scacco Matto con una mossa imprevedibile?

di Lito

Poche analisi sensate, ponderate e conseguenziali sono state elargite dal mondo dell’informazione sulla fase post elettorale statunitense. Una delle più adatte al momento, condivisibile e basata sulle effettive dinamiche che la legislazione federale degli Stati Uniti stabilisce, è quella che ci offre Alessio Trovato, preparato ricercatore geopolitico che leggiamo anche su piattaforme informative orientali.

Non è la prima volta che segnaliamo la mira precisa delle sue analisi, come ad esempio sempre sullo stesso tema qui.

Un passo fondamentale dell’analisi a cui ci riferiamo è il seguente:

Il ruolo della GSA

Altro aspetto da non sottovalutare – il ruolo della General Services Administration (GSA). La transizione presidenziale è un momento critico e cruciale in una democrazia, come quella americana, tipicamente caratterizzata dallo ‘Spoil System’ – quella pratica cioè di cambiare tutti gli alti dirigenti della pubblica amministrazione al cambiare del Governo.

Tale delicato processo è regolato dal Presidential Transition Act del 1963 e dai suoi emendamenti che stabiliscono che la transizione inizi ufficialmente quando si conosce il risultato delle elezioni.

La transizione termina il 20 gennaio con il giuramento del nuovo Presidente ma inizia solo dopo che il vincitore della corsa presidenziale è stato ‘accertato’ dalla GSA, l’agenzia governativa con sede a Washington responsabile della gestione della proprietà federale e del supporto al funzionamento di base delle agenzie federali.

Ora, il punto è – la GSA ha accertato che ha vinto Biden?

Emily Murphy, la responsabile della GSA, ha scritto lunedì in una lettera a Biden che appena ora potrà iniziare a mettere a disposizione alcune risorse e servizi post-elettorali per assistere in caso di transizione presidenziale.

Prendo seriamente questo ruolo e, a causa dei recenti sviluppi che coinvolgono sfide legali e certificazioni dei risultati elettorali, trasmetto oggi questa lettera per mettere a vostra disposizione quelle risorse e servizi“, ha scritto la Murphy.

La lettera del capo GSA fa seguito all’accettazione da parte di Trump non dei risultati elettorali ma, come egli stesso ha scritto su Twitter, all’accettazione dei protocolli necessari nell’interesse della Nazione:

“… continuiamo a combattere, e credo che alla fine vinceremo! Tuttavia, nel migliore interesse del nostro Paese, raccomando che Emily e il suo team facciano ciò che deve essere fatto rispetto ai protocolli iniziali, e ho detto al mio team di fare lo stesso”.

Il gioco degli scacchi sulle elezioni statunitensi non si esaurisce qui, cioè nel nostro precedente articolo sul tema. Considerando le variabili aggiunte ora, presenta una nuova mossa possibile, che andiamo ad illustrare di seguito.

Raccogliendo vari elementi da differenti analisti proponiamo noi una sintesi della mossa possibile, non avendo pescato altrove sostegno compiuto a questa tesi che comunque formuliamo.

A nostro avviso avanza infatti anche una nuova lettura possibile della strategia seguita dal team legale di Trump. Immaginiamo una mossa che potrebbe essere quella di investire a breve la Corte Suprema degli Stati Uniti, ma non per fargli decidere chi abbia vinto, Trump o Biden. La Corte non ne avrrebbe i titoli, non potendo emettere un giudizio di merito. Al contrario potrebbe stabilire che se il sistema elettorale risulta corrotto, sia nel voto che nel controllo e, quindi, nella effettiva possibilità di un candidato di difendersi da brogli subiti, consideri le elezioni appena avvenute come nulle, invalidate.

La Corte Suprema deciderà, nel caso, sulla base di tutte le prove e le dimostrazioni pratiche esibite dal team forense di Trump. Quindi, l’obiettivo di Trump potrebbe differire da quello di essere acclamato presidente, bensì potrebbe puntare a far invalidare le elezioni.

Nel caso, se ottenesse una sentenza favorevole, rimarrebbe alla Casa Bianca, se non per un intero mandato almeno per il tempo utile alla Corte per abilitare un nuovo sistema elettorale differente da quello “utilizzato dai democratici per vincere“. Quindi sarebbe ipotizzabile un periodo di ulteriore “gestione Trump” di almeno due anni. Aggiungiamo che Camera e Senato si ritroverebbero con poche possibilità di appoggio alle sfumate credenziali del Partito Democratico.

Chiaramente i buchi dove nascondersi per i dem, diventerebbero molto affollati e il sistema di diffusione mediatica globale da loro gestito andrebbe al collasso, lasciandoci immaginare chi potrebbe vincere la futura elezione riparatrice.

Fuori dalle ipotesi ardite, è comunque molto probabile che i grandi elettori vadano ad insediarsi l’8 dicembre prossimo, ma diventa ora seriamente plausibile che la Corte Suprema, con una decisione d’urgenza, stabilisca che non possano procedano ad alcuna votazione nel giorno previsto, il 14 dicembre, rimandando la data dopo ulteriori analisi sui brogli denunciati dal Presidente Trump.

Esiste inoltre un’ultima possibilità di Scacco Matto rapido: la Corte Suprema potrebbe decide d’invalidare da subito le elezioni. 

Due ulteriori valutazioni si appoggiano a queste nostre ipotesi:

1 – I sostenitori del Presidente dal ciuffo arancione -armati come tutti negli Stati Uniti- non sono nelle strade a cavalcare contro la vittoria di Biden, descritta come un furto da Trump.

2 – Continuiamo a credere che la scena del Presidente che si reca a giocare a golf senza ammettere la sconfitta, sia una splendida caricatura di uno sceneggiatore navigato.*

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*Per decenni abbiamo lavorato per una Major di Hollywood, anzi per La Major della comunicazione di Uncle Sam. Sicuramente non ci sbagliamo di molto: gli americani non giocano a scacchi con il cuore come i russi, lo fanno con il portafoglio.