NUOVI ELEMENTI DEL CASO SANTRICH E LORO IMPLICAZIONI PER IL VENEZUELA

Torniamo dopo alcuni mesi sul caso di Jesús Santrich di cui avevamo parlato qui e qui

È possibile che la DEA e la Colombia abbiano prodotto un falso positivo per danneggiare il Venezuela (Foto: Andrés Torres Galeano / Reuters)

di Maria Fernanda Barret

Nell’aprile 2018, abbiamo pubblicato un’analisi sulla debole causa della Procura colombiana contro Jesús Santrich e le sue pretese di vincolare il Venezuela a quello stesso caso.
A quel tempo, Santrich era un ex Comandante delle FARC-EP e stava sul punto di assumere uno scranno alla Camera dei Rappresentanti. Dopo poco più di un anno, la Giurisdizione Speciale per la Pace (PEC) ha deciso che le prove presentate dalla Procura non erano sufcienti, così è stato rilasciato ed in conformità degli accordi firmati a La habana gli è stata data garanzia di non estradizione.

Questo è servito come argomento per le dimissioni dell’allora procuratore Néstor Humberto Martínez
dal suo incarico, in un presunto sfogo di dignità, brandendo quella che ha denito la sua “devozione allo stato di diritto”.
Ma quella presunta passione era già stata messa in dubbio dal caso Odebretch in cui Juan Manuel
Santos e Álvaro Uribe risultavano compromessi, così come lo stesso procuratore. Come spesso accade in Colombia, il testimone principale in quel caso – che inoltre ha menzionato direttamente Martínez come coinvolto – e il figlio di questo testimone, così come un secondo testimone, sono morti
consecutivamente. In almeno due di quei casi si è parlato di avvelenamento da cianuro. Anche queste “brutte coincidenze” sono state legate al nome di Martinez. E secondo alcune analisi giornalistiche, è proprio in questo caso di corruzione ed alle sue conseguenze che risiede il vero motivo delle dimissioni dell’ex procuratore.

Tuttavia, da quanto si è saputo in questi giorni, grazie alla pubblicazione di alcuni dei rimanenti audio e documenti ufficiali del caso che sono stati pubblicati, si può anche pensare che le sue dimissioni siano
state motivate dalla ne e relativo fallimento di quella che sarebbe la più importante operazione della
sua gestione nell’ufficio della Procura colombiana, coordinata dalla DEA e dai tribunali USA, ciò che in un paese sovrano avrebbe costituito la radice dello scandalo, ma non è il caso della Colombia.

NUOVE INFORMAZIONI SULLA SULLA TRAPPOLA PER SANTRICH

Quel caso, che si è concluso facendo crollare parzialmente l’accordo rmato tra lo Stato colombiano e le FARC-EP, non ha, tuttavia, ottenuto l’estradizione di Santrich, né alcuno dei suoi altri obiettivi politici di cui poco o nulla si parla.
Poco più di una settimana fa, un giornalista colombiano ha avuto accesso ai quasi 24mila audio delle
intercettazioni telefoniche di Marlo Marín – nipote di Iván Márquez-, documenti allegati, ed ha anche
potuto vedere il fascicolo delle intercettazioni di quest’ultimo nelle cui conclusioni la Procura ha chiarito di non aver trovato nessuna conversazione che lo indicasse.
Lo scandalo scatenato è diminuito sorprendentemente di volume, sarà presto coperto da un altro
scandalo e sicuramente dimenticato dall’opinione pubblica o semplicemente assimilato come un altro
caso di falsi positivi, montaggi, corruzione e abituali menzogne della classe politica colombiana.

DI COSA TRATTA “IL RIVELATO” E PERCHÉ RIGUARDA IL VENEZUELA

In primo luogo, il caso riguarda la pace della Colombia, per essere anche vittima dell’avanzata
extraterritoriale del conitto interno colombiano e delle sue conseguenze umane, politiche ed
economiche. Non ci sarà pace in Venezuela né nella regione finché non ci sarà pace in Colombia.
Ma, in secondo luogo, n dall’inizio questa operazione ha cercato di coinvolgere il Governo bolivariano e giustificare, dinanzi all’opinione pubblica internazionale, l’aggressione militare degli USA con la
partecipazione subordinata delle forze militari e paramilitari colombiane.


Gli audio pubblicati dal giornalista colombiano appartengono ad un totale di 24mila, di cui solo 12
conosciuti, che la Procura ha consegnato alla PEC come presunti elementi di prova che sia Santrich che Márquez erano in trattative con narcotrafficanti messicani ed in cui, a volte, viene menzionato il
Venezuela. Gli estratti e le sintesi di questi audio e documenti che sono stati pubblicati sono ancora confusi, ma il poco che si comprende già dimostra gli alti livelli delle cospirazioni interne dentro allo Stato colombiano contro la pace nazionale ed internazionale.

QUELLO CHE APPARENTEMENTE È CHIARO

Una prima cosa che sembra essere chiara apprendendo questi nuovi elementi è che si è trattata di un’operazione coordinata dalla DEA, in cui la droga apparteneva alla Procura colombiana, che ne ha autorizzato la consegna controllata ad un agente infiltrato. Marlon Marín, nipote di Iván Márquez, che per quanto si sa non è mai stato membro dell’organizzazione guerrigliera, è già un testimone protetto e prigioniero negli USA, dove è stato trasferito nel 2018 ed è da lì che ha reso le sue dichiarazioni per il caso.
Ne consegue anche che gli interlocutori di Marín erano agenti della DEA che si spacciavano per
narcotrafficanti messicani, sebbene in realtà potrebbe trattarsi di narcotrafficanti messicani che
lavoravano per la DEA; anche se suona terribile, non c’è contraddizione.
È ormai noto che il denaro consegnato era falso ed apparteneva alla DEA e che Marín ha finito per
collaborare con la DEA, sebbene non sia specificato da quando.
Inoltre, gli audio mostrano che l’intera operazione di montatura è iniziata nel 2017, un anno dopo che
Martínez iniziasse il suo mandato quadriennale come Procuratore colombiano e quando Juan Manuel
Santos era ancora presidente della Colombia.
L’obiettivo dei narco-agenti della DEA era ottenere che Marín ponesse Santrich o Márquez a capo dei
negoziati in modo da poterlo coinvolgerlo, ma non è mai successo. Nonostante le pressioni che si
ascoltano negli audio, non hanno nemmeno ottenuto che alcuno dei due si mettesse al telefono per
salutarli ed approvare le operazioni di Marín.
Inoltre, negli audio i presunti agenti della DEA menzionano anche qualcuno che sembra essere il
generale Óscar Naranjo (ex vicepresidente della Colombia quando gli accordi vengono firmati a La Habana e quell’operazione inizia) come se facesse parte dell’affare, menzionano anche qualcuno come “M” o “El Plátano”, che la stampa identica come il presidente Nicolás Maduro, per il suo nome Tareck El Aissami e persino si pone al telefono una donna che dice di chiamarsi Piedad e si occupa di diritti umani ma che in realtà non ha nemmeno l’accento o la voce di Piedad Córdoba.

Da queste prime evidenze gettate dall’inchiesta del giornalista Edinson Arley Bolaños, si deduce che
questa operazione non aveva lo scopo di cercare la verità ma di premere per la verifica di un’ipotesi,
quelli che per la scienza sono processi diversi, ed è da supporre che anche in materia di polizia scientifica lo siano.
Questo è il motivo per cui questa operazione è stata descritta dalla stampa colombiana come
“d’intrappolamento”, poiché mostra che tra la DEA e la Procura stavano cercando di porre ne agli
accordi dell’Avana, incriminando gli ex comandanti delle FARC-EP e le persone che sostenevano la firma degli accordi di pace e, naturalmente, forgiare prove per indiziare il governo venezuelano
nell’abbondante traffico di droga che, attualmente, esiste tra Messico e Colombia.
In altre parole, che tutto ciò si è fatto non per ottenere il chiarimento di un crimine ma per
raggiungere gli obiettivi politici degli USA nella nostra regione.

Di grande interesse per la Procura venezuelana è il chiarimento fatto dal giornalista Bolaños nella sua inchiesta: “Un’altra chiamata sostenuta da Marlon Marín, all’inizio del 2017, ha avuto come
interlocutore il cittadino newyorkese Vincent Schifano, e di nuovo il tema è stato la possibilità di
sviluppare un’operazione di riciclaggio di denaro. Nello specifico, il 27 febbraio, Schifano ha
letteralmente detto a Marín che questa manovra doveva essere fatta attraverso le banche venezuelana e panamense. Il 1 marzo 2017, Schifano gli ha chiesto se aveva notizie dell’operazione in Venezuela, a cui Marlon Marín ha risposto che gli dava la ragione tra breve perché ero in riunione. Quello che sembra derivarsi da questo episodio è che il piano doveva eseguirsi tramite la banca venezuelana Banesco, la cui dirigenza è caduta, mesi dopo, nell’Operazione Mani di Carta, realizzata dal governo di Nicolás Maduro contro ” le mae che hanno rubato e svalutato la moneta venezuelana”.
Ma mentre questa indagine veniva resa pubblica, media di altre società mediatiche intitolavano “Nicolás Maduro è stato menzionato nelle registrazioni del caso Jesús Santrich”, ignorando tutto ciò che è stato detto qui e riproducendo le conversazioni, che tutto sembra indicare non sono altro che un copione scritto dalla stessa DEA ed ha agito in complicità con la Procura colombiana.

Le conversazioni tra un delinquente di nome Marlon Marín ed il cartello di Sinaloa presumibilmente
rappresentato da due agenti della DEA, più la testimonianza del primo ora che è protetto dalla giustizia statunitense, sono bastati per fabbricare un caso contro il Governo bolivariano su cui noi approfondiremo.
Per ora, alcuni senatori dell’opposizione al governo Duque hanno chiamato l’Alto Commissario per la
Pace, Miguel Ceballos, e il ministro della Giustizia colombiano, Wilson Ruiz, ad un dibattito sul controllo politico per continuare a indagare su questo caso.

Fonte: Misión Verdad – Venezuela

https://misionverdad.com/