Gli Stati Uniti non hanno alleati, solo ostaggi

Un importante articolo di alcuni mesi fa

Dall’Australia una visione chiara di come anche gli attuali “amici” dell’impero vorranno defilarsi

di Caitlin Johnstone

Luis Arce, il nuovo presidente eletto in Bolivia, ha dichiarato all’EFE, agenzia spagnola di stampa internazionale, che intende ripristinare le relazioni con Cuba, Venezuela e Iran. Questa è una giravolta nella politica del regime golpista sostenuto dagli Stati Uniti, che aveva cominciato a chiudere ambasciate, buttar fuori dottori e troncare le relazioni con quelle nazioni, immediatamente dopo aver preso illegalmente il potere lo scorso anno.

Arce ha anche parlato di relazioni cordiali con Russia e Cina.

“Ripristineremo tutte le relazioni”, ha dichiarato all’EFE: “Questo governo ha agito in maniera molto ideologica e ha tolto al popolo boliviano l’accesso alla medicina cubana, a quella russa e ai passi in avanti fatti in Cina. Per un tema puramente ideologico, ha esposto la popolazione in modo inutile e dannoso”.

Arce ha espresso l’intenzione di “aprire le porte a tutti i Paesi, con l’unica condizione che rispettino noi e rispettino la nostra sovranità, niente di più. C’è un’unica condizione per tutti i Paesi, indipendentemente dalla dimensione, che vogliano avere una relazione con la Bolivia: il rispetto reciproco e paritetico. Se è così, noi non abbiamo alcun problema”.

Se ne sapete un po’ di imperialismo americano e di politica globale, riconoscerete in quell’ultimo pezzettino una sfacciata eresia contro la dottrina imperiale.

La dottrina non ufficiale

La dottrina non ufficiale del gruppo simil-impero di alleati internazionali, largamente centralizzata intorno agli Stati Uniti, non riconosce la sovranità delle altre nazioni e tanto meno le rispetta come pari. Questo impero dà per scontato il fatto di avere ogni diritto di determinare quello che ogni nazione al mondo deve fare, chi devono essere i suoi leader, dove devono andare le loro risorse, e quale posizione militare devono avere sulla scena mondiale. Se un governo rifiuta di accettare il diritto dell’impero di determinare queste cose, viene preso di mira, sabotato, attaccato e alla fine rimpiazzato con un regime fantoccio.

L’impero USA-centrico funziona come una gigante massa informe che lentamente assorbe le nazioni che non sono state ancora convertite in stato-cliente dell’impero. E’ raro che una nazione riesca a sfuggire a questo blob e si ricongiunga a delle nazioni non-assorbite come Cina, Russia, Iran, Venezuela e Cuba nella loro lotta per la sovranità. E’ incoraggiante che la Bolivia sia stata capace di farlo.

Lo scorso anno abbiamo assistito alla chiarissima spiegazione di questa massa informe dell’impero da parte dell’analista politico americano John Mearsheimer, in occasione di un dibattito presso il think tank australiano Centro per gli Studi Indipendenti. Mearsheimer ha detto alla sua platea che gli Stati Uniti avrebbero fatto qualsiasi cosa in loro potere per fermare l’ascesa della Cina e impedirle di diventare l’egemone regionale nell’emisfero orientale, e che l’Australia si sarebbe dovuta allineare agli Stati Uniti in questa battaglia, altrimenti avrebbe affrontato la collera di Washington.

“La domanda sul tavolo è: quale dovrebbe essere la politica estera australiana alla luce dell’ascesa della Cina” ha affermato Mearsheimer – “Vi dirò ciò che consiglierei se fossi australiano”.

Mearsheimer ha detto che la Cina continuerà a crescere economicamente, e trasformerà questo potere economico in potere militare per dominare l’Asia “nel modo in cui gli Stati Uniti dominano l’emisfero occidentale”, e ha spiegato perché lui pensa che gli Stati Uniti e i suoi alleati abbiano tutte le capacità di evitare che questo accada.

“Ora la domanda è: che cosa significa questo per l’Australia?” continua Mearsheimer “Beh, avete davvero un dilemma. Tutti sanno quale sia questo dilemma. E comunque non siete l’unico Paese dell’Asia orientale ad avere questo dilemma. Commerciate molto con la Cina, e questo commercio è molto importante per  il vostro benessere, senza dubbio. Per quanto riguarda la sicurezza, volete davvero stare con noi. Ha molto più senso, giusto? E voi capite che la sicurezza è molto più importante del benessere, perché se non esistete, non potete avere benessere”.

“Qualcuno ora dice che c’è un’alternativa: potete stare con la Cina” ha detto Mearsheimer. “Vero, qui potete scegliere: potete stare con la Cina piuttosto che con gli Stati Uniti. Vi dirò due cose in merito: uno, se state con la Cina, dovete capire che siete un nostro nemico; due, state decidendo di diventare un nemico degli Stati Uniti. Perché, di nuovo, stiamo parlando di una accesa sfida sulla sicurezza”.

“Con noi o contro di noi”

“O siete con noi o contro di noi” ha continuato “e se avete ampie relazioni commerciali con la Cina e se siete amici della Cina, state minando gli Stati Uniti in questa sfida sulla sicurezza. In base alla nostra prospettiva, state nutrendo la bestia: questo non ci renderà felici. E quando non siamo felici, non dovete sottovalutare quanto possiamo essere cattivi. Chiedetelo a Fidel Castro”.

Una risata nervosa della platea del think tank australiano evidenziava le osservazioni più provocatorie di Mearsheimer. La CIA è nota per aver più volte tentato di assassinare Castro.

Se vi siete mai chiesti come gli Stati Uniti abbiano così tanto successo nel far allineare ai propri interessi le altre nazioni in tutto il mondo, ora lo sapete. Gli Stati Uniti non sono dei bravi attori sulla scena mondiale o degli amici gentili con i propri alleati: ti distruggono se disobbedisci.

L’Australia non è schierata con gli Stati Uniti per proteggersi dalla Cina: l’Australia è schierata con gli Stati Uniti per proteggere se stessa dagli Stati Uniti. Come ha recentemente osservato un mio follower di Twitter, gli Stati Uniti non hanno alleati, ma solo ostaggi.

Lettere di palazzo

Come rivelano le recenti “lettere di palazzo”, la CIA aveva organizzato un golpe per cacciare il Primo Ministro australiano Gough Whitlam, perché stava dando priorità alla sovranità della nazione. Il giornalista John Pilger scriveva nel 2014 dopo la morte di Whitlam:

L’Australia divenne velocemente uno Stato indipendente durante gli anni di Whitlam, tra il 1972 e il 1975. Un commentatore americano scrisse che nessun Paese aveva ‘ribaltato la propria posizione negli affari internazionali in maniera così netta senza passare per una rivoluzione interna’. Withlam aveva posto fine alla servitù coloniale della sua nazione. Aveva abolito il patronato regio, indirizzato l’Australia verso il Movimento dei Paesi Non-Allineati, sostenuto le “zone di pace”, e si era opposto ai test sulle armi nucleari

La differenza fondamentale tra il golpe in Australia e quello in Bolivia è che i Boliviani si sono rifiutati di arrendersi e sopportare, mentre noi facevamo spallucce e dicevamo “non vi preoccupate”.

Gough Whitlam in un discorso durante la campagna elettorale del 1972 (National Archives of Australia, CC BY 4.0, Wikimedia Commons)

Abbiamo avuto tutte le opzioni per diventare una vera nazione e insistere su una sovranità autonoma, ma noi, diversamente dai Boliviani, eravamo troppo calmi e completamente condizionati dalla propaganda. Alcuni ostaggi scappano, altri no.

L’impero americano si è sbarazzato di Withlam e poi, quando nel 2007 abbiamo eletto un Primo Ministro che era considerato troppo amichevole con la Cina, lo hanno fatto di nuovo: per facilitare il “pivot” anti-Pechino dell’Amministrazione Obama, il pro-Cina Kevin Rudd è stato rimpiazzato dalla compiacente Julia Gillard. Il sito World Socialist Website riporta:

I cablogrammi segreti dei diplomatici americani pubblicati da WikiLeaks a dicembre 2010 rivelavano che ‘fonti protette’ dell’ambasciata USA erano figure fondamentali nell’appoggio alla Gillard. Importanti complottisti, tra cui i senatori Mark Arbib e David Feeney, oltre al capo del Sindacato dei Lavoratori Australiano (AWU) Paul Howes, hanno per mesi fornito segretamente all’ambasciata americana aggiornamenti regolari sulle discussioni interne al governo e sulle divisioni nella leadership…

Il Primo Ministro australiano Kevin Rudd (sinistra) con il Presidente americano Barack Obama (destra) nell’Ufficio Ovale, 2009.  (White House/Pete Souza)

Rudd aveva proposto una Comunità Asiatico-Pacifica, tentando di mediare la crescente rivalità strategica tra Stati Uniti e Cina, e si opponeva alla formazione di una alleanza militare quadrilaterale contro la Cina, con Stati Uniti, India, Giappone e Australia.

La Gillard, che aveva coltivato le sue credenziali pro-americane attraverso i forum Australia-USA e Australia-Israele, è stata letteralmente selezionata dall’ambasciata americana come affidabile sostituta di Rudd. Nella sua prima apparizione pubblica dopo la coltellata a Rudd, ha dimostrato la sua dedizione a Washington posando per un servizio fotografico con l’ambasciatore americano, con accanto le bandiere americana e australiana. Ha subito parlato al telefono con il Presidente Barack Obama, che aveva in precedenza rimandato due volte la sua visita in Australia sotto Rudd.

La centralità dell’Australia per i preparativi americani per una guerra contro la Cina è diventata evidente nel novembre 2011, quando Obama ha annunciato il suo “pivot to Asia” presso il Parlamento australiano, invece che alla Casa Bianca.

Durante la visita, la Gillard e Obama hanno firmato un accordo per lo stanziamento a Darwin dei Marines americani e un maggiore accesso ad altre basi militari agli Stati Uniti, ponendo la popolazione australiana sulla prima linea di qualsiasi conflitto con la Cina.

Il governo Gillard ha anche approvato l’ampliamento di Pine Gap, la più importante base americana di spionaggio e di “weapon targeting” (selezione dei bersagli-ndt.), ha accordato alle forze armate americane un maggiore utilizzo dei porti e delle basi australiani, e ha incrementato il ruolo dell’Australia in “Five Eyes”, la rete di sorveglianza globale di alto livello guidata dagli Stati Uniti (composta da Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti), che monitora le comunicazioni e le attività online di milioni di persone in tutto il mondo.

Punto di svolta

13 novembre 2012: il Segretario di Stato americano Hillary Rodham Clinton incontra il Primo Ministro australiano Julia Gillard a Perth. (U.S. Embassy in Canberra, Travis Longmor)

L’allontanamento di Rudd ha segnato un punto di svolta. L’imperialismo americano, attraverso l’Amministrazione Obama, ha inviato un messaggio diretto: non c’era più spazio per gli equivoci da parte dell’élite al potere in Australia. Indipendentemente da quale partito fosse in carica, si doveva allineare in maniera incondizionata al conflitto americano con la Cina, indipendentemente dalle conseguenze per la perdita dei suoi enormi mercati di esportazione in Cina.

Ora è ciò che stiamo vedendo in tutto il mondo: una Terza Guerra Mondiale in “slow motion” condotta dall’alleanza di potere americana contro le altre nazioni che hanno resistito ad essere assorbite. Essendo di gran lunga la più potente tra le nazioni non-assorbite, la Cina è l’obiettivo finale di questa guerra. Se riesce nel suo obiettivo più importante di fermare la Cina, l’impero avrà raggiunto di fatto il governo planetario, a cui nessuna popolazione sarà in grado di opporsi o dissentire.

Non so voi ma non ho mai acconsentito ad un mondo in cui potenti forze armate nucleari si sventolano reciprocamente le armi da Armageddon mentre combattono per una dominazione planetaria e sovvertono nazioni meno potenti se non giocano ai loro giochi di guerra fredda. La tregua e la pace devono essere cercate e ottenute, e dobbiamo tutti lavorare per vivere insieme su questo pianeta in collaborazione reciproca e nel nostro ecosistema.

Questo modo di vivere omicida ed ecocida, che l’impero oligarchico ha preparato per noi, non è adatto alla nostra specie e ci porterà all’estinzione insieme a Dio solo sa quante altre specie, se non troviamo un modo per porvi fine. Storicamente, i governanti non cedono volentieri il loro potere, quindi noi ordinari essere umani come collettività dovremo trovare un modo per distruggere il loro motore di propaganda, forzare la fine dell’imperialismo e realizzare un mondo sano.

Fonte: Consortium News –

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